Tempo di lettura stimato: 5'
In occasione della Giornata internazionale per gli scomparsi, Amnesty International ha esortato le autorità di Serbia e Kosovo a effettuare indagini immediate, indipendenti, efficaci e imparziali contro i presunti responsabili di sparizioni forzate e rapimenti commessi prima, durante e dopo il conflitto armato internazionale in Kosovo nel 1999. A 15 anni dalla fine del conflitto, mancano ancora all’appello circa 1700 persone, che vanno a sommarsi ai 7800 scomparsi della Bosnia-Erzegovina e ai 2200 della Croazia.
In tutta la regione balcanica, i familiari degli scomparsi attendono ancora il ritrovamento dei corpi dei propri cari. Anche quando i resti vengono individuati e restituiti alle famiglie per la sepoltura, sono assai pochi i responsabili di sparizioni forzate e rapimenti chiamati a risponderne dinanzi alla giustizia.
Il ritrovamento dei corpi, in generale, avviene in modo ancora dolorosamente lento, nonostante vi sia qualche segno di progresso. In Serbia proseguono gli scavi a Raka, dove sono già stati rinvenuti i resti di 47 kosovari di etnia albanese ivi trasportati dal Kosovo nel 1999. Ma sono trascorsi più di 12 anni dall’esumazione di oltre 900 kosovari di etnia albanese da altre fosse comuni in Serbia e nessuno è stato incriminato.
Nel 2014 è stata annunciata la creazione di un tribunale speciale per il Kosovo, con il compito di perseguire gli ex membri dell’Esercito di liberazione del Kosovo (Uck) che una speciale task force investigativa del Consiglio d’Europa aveva accusato del sequestro di serbi, rom e kosovari di etnia albanese e del loro trasferimento in Albania, dove si ritiene che siano stati uccisi. L’Amministrazione provvisoria delle Nazioni unite in Kosovo (Unmik), che tra il 1999 e il 2008 ha avuto la responsabilità di indagare su questi e altri rapimenti, si è rifiutata di accordare riparazione alle famiglie degli scomparsi poiché non è stata in grado di condurre indagini efficaci, come aveva raccomandato il suo stesso comitato consultivo sui diritti umani.
In Bosnia-Erzegovina alla fine del 2013 è stata scoperta una fossa comune nel villaggio di Tomaica, nel nord-ovest del paese, dalla quale sono stati esumati i resti di 435 persone. Circa 283 bosniaci musulmani e un croato-bosniaco sono stati identificati e seppelliti il 20 luglio 2014. Le vittime sarebbero state rapite e uccise dalle forze serbo-bosniache durante il conflitto armato del 1992 nella zona di Prijedor dalla quale, secondo le associazioni delle vittime e le famiglie, risultano scomparse 3176 persone.
Sebbene abbiano ratificato la Convenzione per la protezione di tutte le persone dalle sparizioni forzate, Bosnia-Erzegovina, Serbia e Montenegro devono ancora assolvere ai propri obblighi di fornire ai parenti degli scomparsi la verità in merito alle circostanze delle sparizioni forzate, i progressi e i risultati delle indagini, nonché sulla sorte toccata alle persone scomparse. Croazia e Macedonia hanno firmato la Convenzione ma non l’hanno ancora ratificata.
In seguito a una visita effettuata nella regione balcanica nel luglio 2014, il Gruppo di lavoro delle Nazioni unite sulle sparizioni forzate o involontarie ha chiesto ‘nuove strategie nazionali e regionali e un rinnovato impegno al più alto livello politico’ al fine di ‘rispettare il diritto alla verità, alla giustizia e alla riparazione per le vittime’.
Amnesty International, condividendo e ribadendo le preoccupazioni del Gruppo di lavoro, ha chiesto a tutti gli ex comandanti e leader politici coinvolti nei conflitti armati di fornire tutte le informazioni su potenziali luoghi di sepoltura e di redigere nuovi protocolli per lo scambio di tali informazioni.
L’organizzazione per i diritti umani ha anche chiesto a tutte le parti in conflitto di adottare ogni misura per portare i responsabili a rispondere in giudizio e per garantire che i parenti di tutte le persone scomparse ottengano riparazione, compreso il risarcimento per il dolore e le sofferenze provocati dalla perdita dei loro familiari.
Il 21 dicembre 2010, l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha dichiarato il 30 agosto Giornata internazionale per gli scomparsi. Nella stessa occasione, l’Assemblea ha espresso profonda preoccupazione per l’aumento delle sparizioni forzate in tutto il mondo e ha accolto con favore l’adozione della Convenzione internazionale per la protezione di tutte le persone dalle sparizioni forzate.