Giornata mondiale contro la pena di morte, appello per due ‘Whistleblowers’ in Congo

3 Novembre 2025

NurPhoto via Getty Images

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Approfondimento a cura del Coordinamento tematico sulla pena di morte. Per restare aggiornato iscriviti alla newsletter. Per consultare i numeri precedenti clicca qui.


In occasione della Giornata mondiale contro la pena di morte, celebrata lo scorso 10 ottobre, Amnesty International ha lanciato un’azione per salvare le vite di Gradi Koko Lobanga e Navy Malela. All’inizio del 2020, hanno portato alla luce una sofisticata rete di riciclaggio di denaro che avrebbe coinvolto Afriland First Bank, il loro ex datore di lavoro, e l’imprenditore minerario sanzionato Dan Gertler. Le informazioni condivise con Platform to Protect Whistleblowers in Africa e Global Witness, hanno dato avvio a inchieste su come reti collegate a Gertler abbiano spostato milioni di dollari fuori dalla Repubblica Democratica del Congo. Rivelazioni che però si sono ritorte contro i due ‘segnalatori’, finiti al centro di un procedimento giudiziario al termine del quale sono stati condannati a morte.

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cifre

I dati sulla pena di morte nel 2024 e nel 2025

Più della metà degli stati ha abolito la pena di morte di diritto o de facto. Secondo gli ultimi dati di Amnesty International, aggiornati al gennaio 2025: 113 stati hanno abolito la pena di morte per ogni reato; 9 stati l’hanno abolita salvo che per reati eccezionali, quali quelli commessi in tempo di guerra; 23 stati sono abolizionisti de facto poiché non vi si registrano esecuzioni da almeno dieci anni oppure hanno assunto un impegno a livello internazionale a non eseguire condanne a morte. In totale 144 stati hanno abolito la pena di morte nella legge o nella pratica. 54 stati mantengono in vigore la pena capitale, ma quelli che eseguono condanne a morte sono assai di meno.

Esecuzioni nel 2024*

Condanne a morte eseguite al 18 maggio 2025*grafico con i dati sulla pena di morte nel mondo aggiornati a settembre 2025

* questa lista contiene soltanto i dati sulle esecuzioni di cui Amnesty International è riuscita ad avere notizia certa. In alcuni paesi asiatici e mediorientali il totale potrebbe essere molto più elevato. Dal 2009, Amnesty International ha deciso di non pubblicare la stima delle condanne a morte e delle esecuzioni in Cina, dove questi dati sono classificati come segreto di stato. Ogni anno, viene rinnovata la sfida alle autorità cinesi di rendere disponibili queste informazioni che si ritiene essere nell’ordine di migliaia, sia di esecuzioni che di condanne a morte.

 

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Altre notizie

Algeria – Si riapre il dibattito sulla pena di morte in Algeria. Mustapha Smati, Presidente del Tribunale di Béjaïa, ha recentemente dichiarato che si potrebbe presto tornare ad applicare la pena di morte sospesa da oltre tre decenni per alcuni reati considerati particolarmente gravi, tra cui il rapimento e l’uccisione di minori e il traffico di droga nelle scuole. Il Paese nordafricano aveva sospeso l’esecuzione delle condanne a morte dal 1993, quando furono messi a morte i membri di un gruppo islamista armato accusati dell’attentato all’aeroporto del 1992, in circostanze ancora controverse. Da allora, pur continuando a emettere condanne per terrorismo e altri reati gravi, Algeri non ha più proceduto con le esecuzioni, mentre da anni il movimento per i diritti umani chiede l’abolizione definitiva della pena capitale.

Iran – Inasprimento delle pene per lo spionaggio a favore di Stati Uniti e Israele, con condanne a morte per atti contro la sicurezza del Paese e pene detentive per l’utilizzo di servizi come Starlink o la collaborazione con media stranieri ostili. Lo stabilisce una nuova legge entrata in vigore all’inizio di ottobre che, secondo l’agenzia di stampa ufficiale Irna, amplia notevolmente l’ambito di applicazione rispetto alla precedente legislazione, che non citava espressamente “paesi ostili” e non prevedeva la pena capitale per reati di spionaggio. La nuova normativa era stata presentata al Parlamento iraniano per la discussione il 23 giugno – vale a dire nei giorni della cosiddetta guerra dei 12 giorni con Israele – ed è stata approvata il 28 settembre. Stabilisce che qualsiasi collaborazione con “il regime sionista e i Paesi ostili, inclusi gli Stati Uniti” venga equiparata al reato di “corruzione sulla Terra”, una delle accuse più gravi dell’ordinamento iraniano e che può comportare la pena di morte. Secondo attivisti per i diritti umani e avvocati, questa legge “minerà la legittimità di qualsiasi sistema giuridico democratico e di qualsiasi apparato giudiziario basato sul diritto e sulla giustizia”. Dall’inizio della guerra con Israele, il 12 giugno, l’Iran ha messo a morte almeno 14 persone condannate per spionaggio a favore dello Stato ebraico; l’ultima, a fine settembre scorso, Bahman Choobiasl, condannato per aver incontrato funzionari dell’agenzia di spionaggio israeliana Mossad.

Israele – La Commissione per la Sicurezza Nazionale della Knesset, il Parlamento israeliano, ha approvato a fine settembre in prima lettura un disegno di legge che impone la pena di morte ai terroristi. Secondo Iddo Ben Yitzhak, consulente legale della commissione, la discussione prima del voto non ha incluso il contributo dei rappresentanti delle agenzie di sicurezza e non si è neppure svolto un dibattito sostanziale sulle disposizioni del disegno di legge.  Il disegno di legge, presentato dal parlamentare di Otzma Yehudit Limor Son Har-Melech, è passato con 4 voti a favore e un contrario. L’unico a opporsi il parlamentare dei Democratici Gilad Kariv, che è stato poi espulso dall’aula a seguito di una sfuriata. Il disegno di legge rappresenta un grave passo indietro per i diritti umani in Israele. La possibilità di infliggere la pena capitale, prevista dalla legge del 1950 per la prevenzione del genocidio, viola il diritto alla vita sancito dal diritto internazionale e contraddice gli impegni assunti da Israele come Stato parte della Convenzione contro la tortura. Nei prossimi giorni, la Knesset dovrebbe tornare a discutere il disegno di legge. Amnesty International chiede al governo israeliano di abbandonare ogni proposta che introduca o estenda l’uso della pena capitale e di garantire processi equi, verità e giustizia nel pieno rispetto della dignità umana.

Tunisia – Il Tribunale di primo grado Nabeul ha condannato a morte lo scorso 1 ottobre Saber Chouchane, 41 anni, per una serie di pubblicazioni su Facebook ritenute offensive verso il presidente Kaïs Saied e lesive dell’ordine pubblico. Secondo la testata francofona Business News, l’uomo su Facebook, usava lo pseudonimo “Kaïs Ettais” [Kaïs lo sventurato] per condividere post, a volte satirici e critici, su eventi di attualità in tutto il mondo e non solo sul Presidente della Repubblica. L’uomo è stato condannato per oltraggio al capo dello Stato, attentato volto a modificare la forma dello Stato e diffusione di notizie false a danno di un pubblico ufficiale. La Coalizione tunisina contro la pena di morte ha definito il pronunciamento “un verdetto di ingiustizia flagrante”, sollecitando la sua revisione e denunciando il ricorso a capi d’accusa di origine coloniale. Organizzazioni internazionali ricordano che il Paese osserva una moratoria di fatto sulle esecuzioni dal 1991, sebbene i tribunali continuino a pronunciare sentenze capitali. Amnesty International e la World Coalition Against the Death Penalty hanno più volte segnalato il permanere della pena di morte nell’ordinamento tunisino e l’aumento dei pronunciamenti in alcune fasi. In ogni caso, la vicenda riaccende il dibattito sulla pena capitale e sulla libertà di espressione online in Tunisia.

Usa/1 – Il presidente Donald Trump ha firmato a fine settembre un ordine esecutivo che reintroduce la pena di morte a Washington D.C. per reati gravi, inclusi omicidi e aggressioni contro le forze dell’ordine, segnando una svolta storica dopo l’abolizione del 1981. Trump sostiene che la misura sia una “prevenzione potente contro il crimine”, mentre la procuratrice generale Pam Bondi punta a estenderla a livello nazionale, pur non escludendo la clemenza in casi specifici. L’ordine consente anche l’intervento della giurisdizione federale per crimini commessi da stranieri irregolari. Per Amnesty International, “questa direttiva rappresenta una battuta d’arresto per i diritti umani. Non è un segreto che il Presidente Trump sostenga questa pratica crudele. Durante il suo primo mandato, ha posto fine a una pausa decennale nelle esecuzioni federali, diventando il primo presidente in 17 anni a eseguire condanne a morte federali”. Si tratta di un ordine che “viola anche le leggi di Washington D.C. che hanno abolito la pena di morte nel 1981” e affonda le sue radici in una strategia voluta da Trump “di promuovere un’agenda politica radicata nella paura, non nei fatti” visto che a Washington “i crimini violenti sono già al livello più basso degli ultimi 30 anni”.

Fonte:
Amnesty Usa

Usa/2 – Già superata la soglia delle 40 esecuzioni negli Stati Uniti, ben oltre il totale di 25 del 2024. Quattro esecuzioni sono avvenute nel giro di appena nove giorni. Il 15 ottobre Lance Shockley, 48 anni, è stato messo a morte nel Missouri centrale per l’omicidio del poliziotto Carl Graham, avvenuto nel 2005, di cui si è sempre dichiarato innocente. Lance Shockley è stato condannato a morte nonostante la mancanza di prove materiali e su prove circostanziali che non riconducevano l’imputato all’omicidio. Lo Stato ha respinto le richieste di un test del DNA su “numerose prove cruciali” rinvenute sul luogo dell’omicidio di Graham che avrebbero potuto dissipare ogni dubbio. Shockley è stato condannato nonostante la giuria non avesse raggiunto un verdetto unanime sulla sentenza. Il Missouri è uno dei pochi stati in cui la pena di morte può essere comminata senza una giuria unanime. Lo stesso giorno, in Florida, Samuel Smithers, 72 anni, Lo stesso giorno, in Florida, Samuel Smithers, 72 anni, è stato messo a morte per l’omicidio di due prostitute. Due giorni dopo, in Arizona, Richard Djerf, 55 anni, è stato messo a morte con un’iniezione letale per l’omicidio di quattro membri di una stessa famiglia avvenuto nel 1993. Il 24 ottobre, in Alabama, è stata la volta di Anthony Boyd, 54 anni, condannato per l’omicidio di un uomo nel 1993 a causa di un debito di 200 dollari per droga. L’esecuzione è avvenuta tramite ipossia da azoto. Boyd si è sempre dichiarato innocente ed è stato condannato principalmente sulla base della testimonianza di un coimputato a cui è stata risparmiata la pena capitale.

Brevi dal mondo

29 settembre – In Cina, un tribunale ha condannato a morte 16 presunti membri di una gang dedita a frodi informatiche, gioco d’azzardo illegale, traffico di droga e prostituzione, tutti reati commessi in una regione del Myanmar al confine con la Cina. Lo ha riferito la televisione di stato cinese. Le condanne di cinque dei 16 condannati sono state sospese per due anni.

30 settembre – Nella Repubblica democratica del Congo, l’ex presidente Joseph Kabila è stato condannato a morte in contumacia da un tribunale militare che lo ha riconosciuto colpevole di crimini di guerra, tradimento e crimini contro l’umanità. Il caso nasce dal suo presunto ruolo nel sostenere l’avanzata dei ribelli dell’M23, sostenuti dal Ruanda, nell’instabile regione orientale del Congo. Kabila, che ha guidato il Paese dal 2001 al 2019, è stato accusato di svariati reati tra cui omicidio, violenza sessuale, tortura e insurrezione, ma ha negato ogni accusa sostenendo che la magistratura è stata politicizzata. Kabila dalla fine del 2023 risiede principalmente in Sudafrica.

1 ottobre – In Kirghizistan, il Presidente Sadyr Japarov ha ordinato la preparazione di un disegno di legge per reintrodurre la pena di morte per crimini efferati contro donne e bambini. L’iniziativa arriva sulla scia di un caso di omicidio di una ragazza di 17 anni avvenuto a fine settembre, che ha suscitato nel Paese grande clamore. Il sospettato, un uomo con precedenti, è stato successivamente arrestato a Bishkek. La pena di morte è stata formalmente abolita in Kirghizistan nel 2007, quando è stata sostituita dall’ergastolo.

9 ottobre – In Somalia, le autorità di Galmudug, uno degli stati della federazione, hanno messo a morte tramite fucilazione Nuur Hirsi Warsame riconosciuto colpevole di aver ucciso Ahmed Wali Mohamed Salad, nel luglio 2025. L’esecuzione è avvenuta dopo che la Corte Suprema ha confermato la condanna. Le autorità hanno descritto il caso come parte degli sforzi in corso per rafforzare lo stato di diritto e ripristinare la fiducia nelle istituzioni giudiziarie somale.

15 ottobre – In Giappone, un tribunale ha condannato a morte Masanori Aoki, 34 anni, per l’omicidio di due donne e di due agenti di polizia avvenuti a Nagano nel 2003. La corte ha respinto la tesi della difesa secondo cui l’imputato avrebbe agito in uno stato di capacità mentale ridotta, in quanto sofferente di un disturbo delirante e schizofrenia. L’uomo, nel maggio di due anni fa, accoltellò a morte due vicine convinto che parlassero male di lui e uccise anche due poliziotti che intervennero sul luogo dell’aggressione. Dopo questo caso, il Giappone ha inasprito la legge sul controllo delle armi per limitare l’uso dei cosiddetti “mezzi fucili”, ovvero fucili da caccia come quello usato da Aoki per uccidere i due agenti.

16 ottobre – In Bangladesh, la procura ha richiesto la pena di morte per l’ex primo ministro latitante Sheikh Hasina. L’accusa sostiene che Hasina, 78 anni, fosse “il nucleo attorno al quale ruotavano tutti i crimini commessi durante la rivolta di luglio-agosto”. Secondo le Nazioni Unite, negli scontri tra luglio e agosto 2024, durante la protesta studentesca, sono state uccise fino a 1.400 persone. L’ex premier del Bangladesh, fuggita in India l’anno scorso, è processata in contumacia insieme a due ex alti funzionari. Anche il suo ex ministro degli Interni, Asaduzzaman Khan Kamal, è latitante, mentre l’ex capo della polizia Chowdhury Abdullah Al-Mamun è in custodia cautelare e si è dichiarato colpevole. Ora la procura chiede la pena di morte anche per Kamal.

21 ottobre – In Indonesia, Lindsay Sandiford, una nonna britannica quasi 70enne rinchiusa per 12 anni nel braccio della morte dopo essere stata condannata per reati di droga, ha ottenuto la salvezza e il rimpatrio nel Regno Unito. La svolta è stata annunciata dalle autorità indonesiane sulla base di un accordo raggiunto dal governo di Giakarta con quello di Londra. Sandiford era stata condannata a morte nel 2013 dopo essere stata arrestata nell’isola di Bali con l’accusa di traffico di stupefacenti. La polizia – stando alla ricostruzione investigativa – aveva trovato cocaina per un valore pari a 2 milioni di euro nel sottofondo di una sua valigia ai controlli doganali dell’aeroporto locale, all’arrivo di un volo dalla Thailandia.

23 ottobre – In Sri Lanka sono 826 i detenuti (tra questi, 21 donne) nel braccio della morte. Lo ha reso noto il Commissario per le prigioni, Jagath Weerasinghe. L’ultima esecuzione risale al giugno 1976 e, tecnicamente, lo Sri Lanka è classificato come uno stato “abolizionista de facto”. Ma nonostante la sospensione delle esecuzioni, vengono ancora emesse nuove condanne a morte per reati di droga, omicidio, tradimento. Lo scorso anno, Amnesty International ha registrato l’imposizione di almeno 25 nuove condanne a morte.

24 ottobre – Il relatore speciale delle Nazioni Unite sulla situazione dei diritti umani in Afghanistan, Richard Bennett, ha fatto appello alle autorità de facto nel paese di imporre immediatamente una moratoria e abolire la pena di morte. La richiesta arriva a seguito dell’esecuzione pubblica di un uomo, identificato come Ismail, avvenuta il 16 ottobre presso lo stadio provinciale di Badghis, di fronte a una folla di residenti. L’uomo era stato condannato per aver sparato a morte a un uomo e una donna. Secondo l’Onu, almeno 11 persone sono state messe a morte pubblicamente da quando i talebani hanno preso il controllo dell’Afghanistan nell’agosto 2021.


Buone notizie

India/1 – Il 23 settembre 2025 l’Alta corte dell’Himachal Pradesh ha commutato in ergastolo le condanne a morte inflitte in primo grado nel 2018 a Chander Sharma e Vikrant Bakshi, che nel 2014 avevano rapito a scopo di riscatto e poi assassinato un bambino di quattro anni.

India/2 – L’8 ottobre 2025 la Corte suprema ha annullato la condanna a morte e disposto la scarcerazione di un maestro dello stato di Chennai che nel 2018 era stato giudicato colpevole di avere, un anno prima, stuprato una bambina di sette anni e poi dato alle fiamme il suo corpo. Motivando la sua decisione, la Corte ha dichiarato che “la pubblica accusa ha miserevolmente mancato di fornire le prove fondamentali”.

Indonesia – Il 12 ottobre 2025 una corte d’appello ha commutato in 30 anni e 12 scudisciate la condanna a morte di Abdul Rahman Wahap, che nel 2022 era stato giudicato colpevole dell’omicidio della fidanzata.

Thailandia – Il 3 ottobre 2025 un tribunale ha condannato a morte, commutando immediatamente la pena in ergastolo, Ekkalak Paenoi, giudicato colpevole dell’omicidio di Lim Kimya, ex parlamentare di opposizione della Cambogia, avvenuto il 7 gennaio 2025, poche ore dopo l’arrivo dell’esponente politico nel paese

Tunisia – Il 7 ottobre 2023, a seguito delle proteste nazionali e internazionali tra le quali quella di Amnesty International, Saber Chaouachi ha ricevuto la grazia presidenziale. Appena quattro giorni prima era stato condannato a morte per tentativo di colpo di stato, offesa al presidente e diffusione di notizie false solo a causa di un post pubblicato su Facebook.

Usa – Il 9 ottobre 2025 la Corte suprema dello stato del Texas ha sospeso l’esecuzione di Robert Roberson, prevista il 16 ottobre.
Condannato a morte per l’uccisione della figlia di due anni sulla base della teoria della cosiddetta “sindrome dello scuotimento neonatale”, giudicata poi “scienza spazzatura”, Roberson è stato salvato una prima volta dall’esecuzione il 17 ottobre 2024.

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