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In occasione del 1° dicembre, Giornata mondiale per la lotta all’Aids, Amnesty International chiede la protezione dei diritti umani di tutte le persone che convivono con l’Hiv/Aids e sottolinea la necessità di un approccio orientato sui diritti umani su cui impostare le risposte all’Hiv/Aids.
Il rispetto, la protezione e la realizzazione dei diritti umani sono fondamentali per garantire che tutte le persone (comprese le donne, i bambini e coloro che vivono in condizioni di povertà) beneficino del progresso dei programmi di trattamento, cura, sostegno e prevenzione che dovrebbe condurre all’accesso universale entro il 2010. È vitale che i governi riescano a conseguire i risultati e a rispettare gli impegni delineati negli Obiettivi di sviluppo del millennio e nella Dichiarazione d’intenti dell’Assemblea Generale dell’Onu del 2001.
Le persone che convivono con l’Hiv/Aids continuano a subire stigmatizzazione e violazioni dei diritti umani, compresi atti di violenza causati dal disprezzo associato al loro status. Inoltre la violenza, specialmente quella sessuale, aumenta i rischi di contrarre l’infezione. Per essere efficaci, le risposte all’Hiv/Aids devono affrontare la dimensione sociale, economica e culturale del problema e prevedere l’accesso alle risorse economiche per le donne e il rispetto della loro autonomia e integrità fisica.
È inoltre necessario, sottolinea Amnesty International, che ogni persona possa accedere a programmi di trattamento e che il diritto alla salute sia tutelato. Il test dell’Hiv è importante e deve essere allargato fino a ottenere un accesso globale alla prevenzione, al trattamento, alle cure e all’assistenza per tutti. Lo sviluppo del test dell’Hiv richiede che i diritti di ogni persona alla riservatezza, alla consulenza e al consenso informato siano garantiti.
La consulenza sulle possibili implicazioni di un test dell’Hiv, così come la fornitura di un sostegno e la garanzia della riservatezza nel caso in cui il test sia positivo, sono elementi altrettanto fondamentali. Il test dell’Hiv nei centri prenatali dev’essere effettuato nel rispetto dei diritti delle donne e adottando misure per porre fine alle ineguaglianze politiche, sociali ed economiche che potrebbero aumentare la loro vulnerabilità, rispetto alle conseguenze negative di un test dell’Hiv. Queste misure dovrebbero comprendere sostegno e assistenza adeguati a un contesto in cui prevalgono la violenza sessuale e domestica.
Nell’aumentare la disponibilità e l’accesso al test dell’Hiv, i donatori, i governi e le agenzie coinvolte nell’individuazione e nell’applicazione di tali programmi dovranno assicurare che non siano trascurati i principi della volontarietà del test, del consenso informato, della riservatezza e di una consulenza competente in termini di genere e di sessualità.
Amnesty International chiede ai programmi bilaterali di aiuto e alle agenzie multilaterali (tra cui Oms e Unaids), così come ai governi e ai donatori, di garantire che nel finanziamento, nello studio e nell’attuazione di programmi e politiche sull’Hiv/Aids si tenga conto di queste richieste:
le politiche e le iniziative in materia di test dell’Hiv dovranno essere attuate seguendo gli standard in materia di diritti umani che i governi si sono impegnati a rispettare;
i sistemi sanitari e le loro strutture dovranno essere rafforzati in modo da garantire meglio la protezione dei diritti umani dei pazienti e affiancati da programmi che affrontino e superino gli ostacoli all’effettuazione del test, come ad esempio la sua accessibilità in base al genere, allo status economico o alla ubicazione geografica di una persona;
tutte le persone positive al test dovranno ricevere il trattamento, le cure e l’assistenza di cui hanno bisogno. Questo significa, nella pratica, agire nei confronti delle cause e degli effetti della stigmatizzazione e della discriminazione e significa anche considerare la disponibilità del test e dell’assistenza come un punto di partenza per prevenire la violenza domestica;
le iniziative in materia di test dovranno tener conto del contesto locale, riconoscendo da un lato le differenze culturali, epidemiologiche e dei vari sistemi sanitari e dall’altro garantendo i diritti umani di tutte le persone che si sottopongono a un test.
FINE DEL COMUNICATO Roma, 30 novembre 2006
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