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Grecia, “muro galleggiante” per fermare i rifugiati metterà in pericolo le loro vite. La condanna di Amnesty International
In risposta alla proposta del governo greco di collocare un sistema di dighe galleggianti della lunghezza di 2,7 chilometri al largo delle coste dell’isola di Lesbo per scoraggiare nuovi arrivi di richiedenti asilo dalla Turchia, Massimo Moratti, direttore delle ricerche sull’Europa di Amnesty International, ha dichiarato:
“Questa proposta evidenzia una preoccupante escalation dei tentativi in atto da parte del governo di Atene di rendere ancora più difficile per i richiedenti asilo e i rifugiati arrivare sul territorio greco e renderà ancora più pericoloso il viaggio di coloro che cercano la salvezza disperatamente“.
“Il progetto pone importanti interrogatori rispetto alla capacità delle organizzazioni di soccorso di continuare a prestare la propria assistenza per salvare la vita di chi intraprende il pericoloso viaggio in mare alla volta di Lesbo. Il governo deve urgentemente fornire dettagli operativi e chiarire quali quali indispensabili misure di sicurezza saranno adottate per garantire che questo sistema non costi altre vite umane“.
Ulteriori informazioni
Il sistema di dighe galleggianti è descritto come una delle misure adottate nel contesto di un piano più ampio teso a difendere la frontiera marittima greca ed evitare ulteriori arrivi.
Nel 2019 quasi 60.000 persone hanno raggiunto il territorio greco via mare, poco meno del doppio rispetto al 2018. Tra gennaio e ottobre, l’Organizzazione internazionale per le migrazioni ha registrato 66 morti lungo la rotta del Mediterraneo orientale.