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L’11 luglio il parlamento greco ha votato a favore dell’emendamento per sospendere per tre mesi la registrazione delle domande di asilo da parte di persone arrivate via mare dal Africa del nord, prevedendone il rimpatrio verso il paese di origine.
Adriana Tidona, ricercatrice di Amnesty International per le migrazioni, ha dichiarato:
“Queste proposte vergognose violano palesemente il diritto internazionale, non miglioreranno in alcun modo le condizioni delle persone rifugiate e migranti già presenti a Creta e Gavdos e finiranno solo per punire coloro che cercano protezione. Negare il diritto di chiedere asilo sulla base delle modalità di arrivo è discriminatorio e contrasta con i principi fondamentali della protezione delle persone rifugiate. Il diritto internazionale vieta rigorosamente i rimpatri senza una valutazione individuale delle circostanze. Il governo greco deve annullare immediatamente questa decisione”.
“Le autorità greche hanno inoltre annunciato l’intenzione di istituire un centro di detenzione a Creta, per trattenere le persone che arrivano in modo irregolare. Se attuata, questa proposta rischia di generare situazioni di detenzione automatica e quindi arbitraria delle persone migranti, in violazione del diritto dell’Unione europea e del diritto internazionale”.
“In quanto garante del diritto dell’Ue, la Commissione europea deve chiedere con urgenza l’annullamento di queste misure e, se necessario, avviare una procedura d’infrazione. Se le istituzioni dell’Ue non condanneranno con decisione e tempestività queste misure, non solo comprometteranno i principi fondamentali del diritto dell’Unione europea e del diritto internazionale, ma anche gli sforzi per realizzare un Sistema comune europeo di asilo”.
Il voto segue una recente missione dell’Ue in Libia per discutere la cooperazione in materia di migrazione, durante la quale alla delegazione è stato negato l’accesso alla Libia orientale, dichiarata “persona non grata” e invitata a lasciare il paese.
Dall’inizio del 2025 si è registrato un aumento degli arrivi alle isole greche di Creta e Gavdos dalla Libia. Un rapporto di un’organizzazione non governativa, pubblicato il 7 luglio, ha evidenziato la mancanza di strutture adeguate alla prima accoglienza e per l’alloggio a Creta. Nel 2020 la Grecia aveva adottato misure simili in risposta all’aumento degli arrivi al confine con la Turchia, sospendendo il diritto d’asilo e proponendo rimpatri per chi attraversava il confine. All’epoca, Amnesty International aveva documentato casi di respingimenti, pestaggi, detenzioni arbitrarie e persino decessi e ferimenti causati dall’uso di munizioni vere. Uno scenario del genere non deve ripetersi.
Nel suo discorso al parlamento di ieri il primo ministro greco ha inoltre annunciato l’intenzione del paese di collaborare con le autorità libiche per fermare i flussi migratori verso la Grecia. Come Amnesty International ha già denunciato, il sostegno continuo dell’Unione europea alle autorità libiche per bloccare le partenze ha portato all’intercettazione in mare di decine di migliaia di persone, poi forzatamente ricondotte in centri di detenzione in Libia.