Grecia: rimpatri illegali e forzati in Turchia di rifugiati siriani

30 Ottobre 2016

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Secondo testimonianze e documenti raccolti da Amnesty International, almeno otto rifugiati siriani sono stati illegalmente rimandati in Turchia dalla Grecia, senza rispettare le garanzie procedurali e senza considerare la loro richiesta d’asilo.
Il gruppo di siriani, che comprendeva anche quattro bambini di età inferiore ai cinque anni, era stato soccorso in acque greche lungo il viaggio tra la Turchia e l’Italia ed era poi stato trasferito sull’isola di Milos il 9 ottobre.

Nonostante avessero fatto registrare la loro intenzione di chiedere asilo, il 20 ottobre gli otto siriani sono stati rimandati in Turchia con l’inganno. Invece di essere portati ad Atene, come gli era stato detto, gli otto sono stati imbarcati su un aereo, scortati da funzionari di Frontex (l’agenzia europea per il controllo delle frontiere), diretto verso la città turca di Adana.

Le autorità greche e l’Unione europea hanno detto più volte che tutte le domande d’asilo dei siriani che arrivano in Grecia sono esaminate in modo adeguato ma le prove che abbiamo in mano suggeriscono fortemente il contrario” – ha dichiarato John Dalhuisen, direttore di Amnesty International per l’Europa.

Questi rifugiati sono stati traditi da un sistema che non ha dato loro la minima protezione, neanche quella cui avevano diritto” – ha sottolineato Dalhuisen.

Amnesty International ha parlato con due degli otto siriani, uno dei quali era in viaggio con la moglie e i loro quattro figli. L’organizzazione per i diritti umani ha inoltre visionato documenti ufficiali che confermano l’intenzione degli otto di chiedere asilo politico e sta approfondendo il caso di altre due persone rimandate in Turchia con lo stesso volo.

Uno dei due siriani ha detto ad Amnesty International: “Quando ho visto la bandiera turca all’aeroporto, ho capito che i miei sogni erano infranti”. L’altro ha commentato: “Ci hanno detto bugie“.

I documenti in possesso di Amnesty International confermano, con tanto di firme, che il 14 e il 15 ottobre, nel Centro di accoglienza e identificazione dell’isola di Leros, almeno otto siriani hanno comunicato formalmente la loro intenzione di chiedere protezione internazionale in Grecia: richiesta completamente ignorata, in violazione della legge greca e del diritto internazionale.
I siriani non hanno rinunciato alla richiesta né hanno chiesto di essere rimpatriati volontariamente in Turchia. Nel corso della loro detenzione a Leros si sono visti impedire ogni contatto con l’esterno, compreso un avvocato o l’Alto commissariato Onu per i rifugiati, nonostante le loro ripetute richieste.

Le autorità greche, con l’aiuto di Frontex, hanno rimandato indietro in Turchia queste persone, compresi quattro bambini piccoli, senza considerare i rischi che avrebbero corso in quel paese e senza rispettare il loro diritto a chiedere asilo in Grecia” – ha denunciato Dalhuisen.

Nella migliore delle ipotesi siamo di fronte a un caso d’incompetenza, nella peggiore si è trattato del cinico tentativo delle autorità di Atene, sempre più sotto pressione da parte dell’Unione europea, di cacciare rifugiati siriani dal paese ad ogni costo. Chiediamo che su questo episodio vi sia un’indagine urgente, che agli otto rifugiati sia consentito di tornare in Grecia e che sia considerato il loro ricollocamento in altri stati dell’Unione europea” – ha concluso Dalhuisen.

 

Ulteriori informazioni

La Grecia ha l’obbligo giuridico di svolgere una valutazione del rischio completa, in caso di ritorno in Turchia, in favore di tutte le persone che entrano nel suo territorio.
Le procedure d’asilo e quelle relative al rimpatrio dovrebbero essere sottoposte a garanzie giudiziarie, quali l’assistenza legale e la possibilità di ricorrere contro il diniego della richiesta d’asilo.

Il 9 ottobre un’imbarcazione partita dalla Turchia e diretta verso l’Italia con 91 persone di diverse nazionalità – tra cui afgani, iracheni e siriani – è stata soccorsa e le persone che erano a bordo sono state portate sull’isola greca di Milos.
Il 14 ottobre le 91 persone sono state trasferite da Milos a Leros, dove sono state identificate e registrate e dove hanno espresso l’intenzione di chiedere protezione internazionale.

Il 19 ottobre agenti di polizia hanno obbligato 13 persone che si trovavano in un campo a seguirli verso la stazione di polizia dell’isola. Qui, è stato loro detto che sarebbero state portate ad Atene.
La mattina dopo, le hanno ulteriormente trasferite sull’isola di Kos. La polizia si è rifiutata di dar loro del cibo, nonostante la presenza di bambini piccoli, ribadendo che sarebbero stati imbarcati su un volo per Atene.

I rifugiati hanno raccontato ad Amnesty International di essersi resi conto di essere stati rinviati in Turchia, anziché essere portati nella capitale greca, solo all’atterraggio ad Adana, dove si trovano tuttora in stato di detenzione.
Attraverso dichiarazioni pubbliche, le autorità greche hanno negato di aver agito in modo scorretto ribadendo che a tutte le persone è stata data più volte l’opportunità di fare domanda d’asilo. Hanno anche aggiunto che tre persone non sono state imbarcate per la Turchia in quanto avevano chiesto asilo nell’aeroporto di Kos e che la relativa procedura era in corso con la supervisione dell’ufficio del difensore civico.
Amnesty International ha scritto alle autorità greche per esprimere preoccupazione e chiedere chiarimenti su questo episodio.