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In occasione del quarto anniversario del primo trasferimento di detenuti a Guantánamo Bay, Amnesty International ha rivelato nuove testimonianze sull’uso della tortura e dei maltrattamenti ai danni dei prigionieri nel centro di detenzione Usa in territorio cubano.
Le testimonianze comprendono quella del primo detenuto trasferito a Guantánamo, Jumah al-Dossari, 32 anni, originario del Bahrain, arrestato dalle forze Usa in Afghanistan, imprigionato nella base aerea di Kandahar e poi trasportato a Guantánamo nel gennaio 2002.
Il suo racconto, corroborato da quelli di altri ex prigionieri di Guantánamo, contiene denunce di torture e maltrattamenti di tipo fisico e psicologico compiuti dal personale Usa nei suoi confronti e ai danni di altri detenuti, in Afghanistan e nella stessa Guantánamo.
‘A Guantánamo circa 500 uomini vengono trattati con un disprezzo completo e profondo, di un genere che nessuno dovrebbe essere costretto a subire. Non sorprende il fatto che, dopo anni di incertezza sul proprio destino, alcuni prigionieri abbiano espresso l’intenzione di morire piuttosto che rimanere nella prigione a tempo indeterminato’ – ha dichiarato Amnesty International.
L’organizzazione per i diritti umani ha reso noti ulteriori dettagli sui casi di Sami al Hajj, giornalista di Al-Jazeera trasferito a Guantánamo dopo essere stato in prigione a Bagram e a Kandahar, Afghanistan, e di Abdulsalam al-Hela, uomo d’affari dello Yemen soggetto a ‘consegna straordinaria’ e a detenzione in un centro segreto prima di essere imprigionato a Guantánamo.
Oggi, migliaia di soci di Amnesty International in una quarantina di paesi invieranno petizioni al presidente Bush e al procuratore generale González per chiedere un giusto processo per tutti i prigionieri di Guantánamo e un’indagine su tutte le denunce di torture e maltrattamenti nel centro di detenzione.
‘Non c’è via di mezzo su Guantánamo. Deve essere chiusa, così come deve essere avviata urgentemente un’inchiesta sulle decine di denunce di torture e maltrattamenti che hanno avuto luogo dal 2002‘ – ha concluso Amnesty International.
FINE DEL COMUNICATO Roma, 11 gennaio 2006
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