Tempo di lettura stimato: 5'
In un nuovo rapporto presentato oggi a Città del Guatemala, Amnesty International ha chiesto alle autorità del paese centroamericano di fermare le espulsioni ai danni delle comunità rurali fino a quando le attuali leggi e prassi, che sono ritenute fondamentalmente inique, non verranno riesaminate.
Il rapporto di Amnesty International denuncia le violazioni dei diritti umani commesse nel contesto delle dispute sulla terra, l’impatto degli sfratti forzati eseguiti con violenza e la discriminazione subita dai contadini e dalle popolazioni indigene.
‘Mentre delle proprie responsabilità per i diritti dei contadini e degli indios se ne lavano le mani, le autorità si mostrano pronte a usare la forza quando si tratta di venire incontro alle richieste dei ricchi proprietari terrieri‘ – ha affermato Amnesty International.
Le dispute sulla terra nascono quando i contadini occupano i terreni come forma di protesta per ottenere il riconoscimento del proprio diritto al lavoro o quando sorge una contestazione sulla proprietà. Secondo dati ufficiali, alla data dello scorso dicembre rimanevano irrisolte 1052 dispute, a fronte di 911 casi segnalati nell’ottobre 2004.
Il rapporto di Amnesty International descrive una serie di situazioni prese in esame dai ricercatori dell’organizzazione per i diritti umani.
Nel 2004, 90 famiglie indigene Q’eqchi che avevano lavorato nella fattoria di Trece Aguas, sono rimaste senzatetto dopo che si erano rifiutate di lasciare i terreni che avevano occupato come forma di risarcimento per non aver ricevuto la liquidazione dopo il licenziamento. Sono stati sfrattati con la forza e sono ancora in attesa di ricevere il risarcimento.
La fattoria di Trece Aguas, situata nel dipartimento di Alta Verapaz, nel nord del Guatemala, è una delle principali fonti di lavoro nel campo della produzione del caffè. Quando il prezzo di questo prodotto è collassato, i contadini sono stati i primi a subirne le conseguenze.
Il rapporto di Amnesty International segnala casi del genere in altre zone del paese. Sempre nel dipartimento di Alta Verapaz, la piccola comunità agricola di Santa Iñes rischia adesso di subire la terza espulsione consecutiva da parte di una persona che rivendica la proprietà delle terre su cui vivono. Nonostante diversi organismi governativi abbiano ribadito che la rivendicazione di questa comunità è legittima, è stato recentemente autorizzato un nuovo ordine di espulsione. Nel corso delle precedenti operazioni sono state distrutte diverse abitazioni.
Gli accordi di pace del 1996, che hanno posto fine a 36 anni di conflitto armato, comprendevano l’impegno da parte del governo ad approntare una serie di misure per risolvere la crisi della terra e assicurare il rispetto dei diritti umani dei contadini e delle comunità agricole. Ad oggi, nessuna di queste misure è stata attuata, nonostante governi stranieri, tra cui quelli di Spagna, Canada, Norvegia, Finlandia, Svezia, Giappone e Usa, continuano a fornire aiuti a quello del Guatemala, finanziando iniziative destinate a sviluppare gli accordi di pace.
‘Ignorando gli impegni assunti con gli accordi di pace, le autorità del Guatemala stanno perdendo un’opportunità importante per assicurare una soluzione duratura alla crisi della terra‘ – ha dichiarato Amnesty International.
FINE DEL COMUNICATO Roma, 29 marzo 2006
Per ulteriori informazioni, approfondimenti e interviste:
Amnesty International Italia – Ufficio stampa
Tel. 06 4490224, cell. 348-6974361, e-mail: press@amnesty.it