Haiti: donne rischiano violenze nei campi

22 Marzo 2010

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Donne a rischio ad Haiti: la violenza sessuale nei campi oltre i numeri

(23 marzo 2010)

Dalla missione di ricerca di Amnesty International ad Haiti

Dal primo giorno del terremoto, molte organizzazioni umanitarie e per i diritti umani, compresa Amnesty International, hanno lanciato l’allarme sul rischio crescente della violenza di genere e sessuale.
 
Questo rischio era e rimane molto fondato. Migliaia di sfollati dormono in spazi pubblici in appena un metro quadrato o anche meno. Le donne sono obbligate a farsi il bagno quasi nude, sotto gli occhi degli altri residenti o dei passanti. I bambini dormono solo di notte perché non sono accompagnati o perché le loro madri lavorano fuori dai campi per poterli sfamare.
 
Tuttavia, all’indomani del terremoto, le organizzazioni per i diritti delle donne hanno registrato una drastica riduzione nelle denunce di violenza sessuale. I comitati di autogestione dei campi hanno confermato ad Amnesty International che la violenza sessuale non è un problema e che sono stati predisposti comitati di sicurezza per pattugliare di notte i campi.
 
Vi chiederete cosa sta accadendo. Abbiamo sbagliato? Abbiamo sovrastimato il rischio? Oppure le donne hanno paura di riferire quanto subiscono? Abbiamo parlato con le persone giuste?
 
Malya, una delle co-fondatrici di Kofaviv, un’organizzazione della società civile di donne che si occupa di assistenza medica e psicologica alle vittime di stupro, ha iniziato a fare chiarezza sul problema. L’abitazione di Malya e il suo ufficio sono stati distrutti dal terremoto e, insieme a Eramithe, altra co-fondatrice dell’organizzazione, vive a Champ de Mars,  uno dei più grandi campi improvvisati a Port-au-Prince. Pur avendo perso tutti i loro beni, non hanno smarrito la volontà di combattere la violenza sessuale contro donne e ragazze. In due mesi, 19 donne e ragazze che vivono nella loro sezione del campo hanno riferito di stupri e aggressioni sessuali. Sebbene incoraggino le donne a sporgere denunce, nessuna è disposta a farlo. Hanno troppa paura perché i loro aggressori vivono nel campo, o in aree vicine, e perché non hanno altro posto dove andare. Non fidandosi della capacità della polizia di proteggerle e sapendo che il sistema di giustizia è paralizzato dal giorno del terremoto, preferiscono restare in silenzio. Le donne che hanno parenti in altre parti del paese scelgono di andarsene. Le vittime fuggono mentre i responsabili sono ancora in libertà e, con molta probabilità, in cerca della prossima vittima.
 
In assenza di un sistema centralizzato per registrare i casi di violenza sessuale, le organizzazioni della società civile che lavorano nei campi sono l’unica fonte di informazione. Vivendo fianco a fianco con donne e ragazze, possono individuare chi ha bisogno di aiuto. 
 
Margaret , assistente sociale dell’organizzazione Zanmi Timoun (Amici dei bambini) ha contattato decine di ragazze che vivono nei campi e che hanno subito stupro o incesto prima o dopo il terremoto. Noi ne abbiamo intervistato cinque.
 
La tristezza di queste ragazze, le loro voci basse, il loro dolore e la loro paura sono più chiari ed eloquenti di qualsiasi data e numero. Una di loro è incinta, un’altra ha paura di esserlo, altre temono di essere uccise dai loro aggressori. Sembrano rassegnate e sottomesse. Quando chiediamo  cosa vogliono di più nella loro vita, tutte rispondono energicamente che vogliono continuare ad andare a scuola. Una di loro ha dato a noi un messaggio da consegnare alle autorità: ‘Dovete proteggere le ragazze, perché non voglio che a qualcuna succeda quello che ho sofferto io‘.