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‘Si sono presentati alle 10 di mattina, gli agenti seguiti da un gruppo di uomini armati di coltelli e machete. Hanno iniziato a insultarci e a distruggere le tende. Gli uomini radunavano via via le famiglie, mentre la polizia ci teneva sotto tiro con le armi per impedirci di reagire’.
Così Suze Mondesir, rappresentante dei residenti del campo Fanm Koperativ della capitale Port-au-Prince, ha raccontato ad Amnesty International l’ultimo sgombero illegale e violento subito dalle persone sopravvissute dal terremoto che colpì Haiti il 12 gennaio 2010.
Lo sgombero, eseguito il 22 gennaio 2013, ha colpito 84 famiglie. Altre 600 erano state sgomberate, esattamente nel giorno del terzo anniversario del terremoto, dal campo Place Sainte-Anne.
Le persone sgomberate dal campo Fanm Koperativ hanno visto distrutti anche i loro beni materiali e le attrezzature necessarie per lo svolgimento di minime attività commerciali.
‘Sgomberare con la violenza dalle tende chi ha perduto tutto nel terremoto è già un trauma. Ma impedire loro di raccogliere le loro piccole cose e lasciarli in mezzo alla strada, significa calpestare la loro dignità’ – ha dichiarato Javier Zuñiga di Amnesty International.
Sono in tutto 350.000 i residenti dei campi a rischio di sgombero forzato.
Amnesty International continua a sollecitare le autorità di Haiti a porre fine a queste pratiche illegali e a prendere provvedimenti per assegnare alloggi adeguati alle persone che, tre anni dopo il terremoto, ancora vivono nelle tende.
(11 gennaio 2013) Haiti, situazione catastrofica tre anni dopo il terremoto