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L’attacco armato della scorsa notte che ha provocato, secondo quanto riportato, l’uccisione del presidente haitiano Jovenel Moïse e il ferimento della moglie, evidenzia in maniera eclatante la grave crisi politica e dei diritti umani che Haiti si trova ad affrontare da anni. È necessario che si svolgano indagini tempestive e imparziali sull’aggressione e sulle gravi violazioni dei diritti umani in corso nel paese. Questo è quanto ha dichiarato oggi Amnesty International.
“Devono essere condotte indagini imparziali e immediate sull’uccisione del presidente Jovenel Moïse, sulle gravi violazioni dei diritti umani e sull’impunità cronica di cui ha sofferto la società civile durante la sua presidenza”, ha dichiarato Erika Guevara-Rosas, direttrice per le Americhe di Amnesty International.
“Si tratta di un segnale d’allarme per la comunità internazionale e per le autorità haitiane che hanno assistito all’impunità cronica e ignorato gli appelli dei difensori dei diritti umani aprendo la strada a una crisi così grave”, ha proseguito Erika Guevara-Rosas.
Amnesty International teme una possibile escalation di violenza che potrebbe scatenarsi nei prossimi giorni e monitorerà con attenzione qualsiasi possibile protesta che ne derivi, eventuali attacchi nei confronti dei difensori dei diritti umani e attacchi contro i civili di Haiti. L’organizzazione chiede alle autorità haitiane di dare priorità ai diritti umani nella loro risposta alla crisi politica.
Inoltre, la comunità internazionale deve fornire tutta l’assistenza necessaria al paese per trovare il modo di smorzare le violenze e offrire protezione dei diritti umani, anche per i giornalisti e i difensori dei diritti umani. Gli stati hanno anche l’obbligo di permettere a coloro che lasciano il paese in cerca di protezione internazionale di richiedere asilo.
Ulteriori informazioni
Proteste e violenza dilagano ad Haiti almeno dal 2019, come già documentato da Amnesty International.
In tale contesto, i difensori dei diritti umani e i giornalisti hanno subito crescenti attacchi.
A luglio, il Comitato per la protezione dei giornalisti ha condannato l’uccisione del giornalista Diego Charles. Anche l’attivista Antoinette Duclair è stata uccisa. A maggio, Amnesty International ha documentato anche il caso di Milostène Castin, difensore dei diritti degli agricoltori impegnati nella pratica dell’agricoltura di sussistenza che hanno subito confische dei terreni, sfollamenti e violenti attacchi nell’area nordorientale di Haiti.
Ad aprile, l’Observatoire Haïtien des Crimes contre l’humanité (Ohcch) e la Harvard Law School’s International Human Rights Clinic hanno anche pubblicato un rapporto che afferma la complicità del governo haitiano in tre massacri condotti tra il 2018 e il 2020 diretti ad alcuni quartieri disagiati. Il rapporto indica le prove per cui gli attacchi, condotti da bande, sono stati sostenuti da attori statali, tra cui funzionari dell’amministrazione del presidente Moïse e afferma che tali atti possano configurarsi come crimini contro l’umanità.
Un rapporto delle Nazioni Unite, pubblicato a gennaio del 2021, ha riscontrato un netto aumento delle violazioni dei diritti umani e del diritto alla vita durante le proteste del 2018 e del 2019. Nel rapporto si chiede alle autorità di risolvere le principali questioni che destano preoccupazioni quali “impunità, corruzione, disuguaglianze strutturali e adeguati standard di vita per ripristinare la fiducia pubblica ed evitare tensioni future”. Le organizzazioni della società civile, tra cui l’Istituto per giustizia e democrazia di Haiti, hanno più volte espresso preoccupazioni sull’impunità cronica e il malfunzionamento giudiziario di Haiti, anche in un’udienza prima della Commissione interamericana sui diritti umani tenutasi a dicembre del 2020.