Honduras: verità a metà al processo per l’omicidio di Berta Caceres

30 Novembre 2018

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Il 29 novembre si è concluso, di fronte al Tribunale penale nazionale dell’Honduras, il processo nei confronti di otto imputati accusati dell’omicidio di Berta Cáceres, l’ambientalista e leader della comunità nativa Lenca assassinata il 2 marzo 2016.

Douglas Bustillo (ex ufficiale in pensione), Henry Hernández (ex soldato), Edilson Duarte Meza, Óscar Torres, Sergio Rodríguez Orellana (un dirigente della DESA, la compagnia costruttrice della diga Agua Zarca cui l’attivista si opponeva) e Mariano Díaz Chávez (maggiore dell’esercito) sono stati giudicati colpevoli. Un altro imputato, Emerson Duarte Meza, è stato giudicato non colpevole. David Castillo, il direttore generale della DESA arrestato il 2 marzo 2018, è ancora in attesa di processo.

Sulla base delle irregolarità riscontrate nel corso delle indagini e durante il processo e poiché i mandanti dell’omicidio non sono stati ancora identificati, Amnesty International ha concluso che il diritto alla giustizia, il diritto alla verità e il diritto alla riparazione non sono stati garantiti.

Per tutta la durata delle indagini i familiari di Gustavo Castro, l’unico testimone dell’assassinio di Berta Cáceres, hanno sostenuto che il procuratore generale – il quale, con l’esclusione dal processo dei familiari dell’attivista uccisa e dello stesso Castro, aveva assunto il ruolo di rappresentante legale dell’accusa – non ha consentito l’accesso alle prove e al fascicolo del caso.

Mentre il processo era in corso, il Consiglio civico delle organizzazioni popolari e indigene dell’Honduras in cui militava Berta Cáceres e il Movimento per la giustizia e la dignità, di cui fanno parte gli avvocati della famiglia Cáceres, sono stati oggetto di una campagna diffamatoria per screditare il loro lavoro in difesa dei diritti umani.