I candidati alle elezioni devono impegnarsi per combattere omofobia e transfobia e garantire tutti i diritti umani alle persone Lgbti

5 Febbraio 2013

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Il dibattito accesosi sull’insicurezza della città di Roma e nuovi episodi di discriminazione in base all’orientamento sessuale mettono in evidenza la necessità che l’Italia combatta l’omofobia e la transfobia e garantisca tutti i diritti umani alle persone Lgbti (lesbiche, gay, bisessuali, transgender e intersessuate)’ – ha dichiarato Carlotta Sami, direttrice generale di Amnesty International Italia.’Negli ultimi anni, attacchi verbali e fisici nei confronti delle persone Lgbti si sono verificati in Italia con preoccupante frequenza, mentre diversi esponenti politici e istituzionali hanno continuato a fomentare un clima d’intolleranza e di odio con dichiarazioni palesemente omofobe’ – ha ricordato Sami.

‘In queste settimane, stiamo chiedendo ai leader delle coalizioni e delle forze politiche e a tutti i candidati alle elezioni del 24 e 25 febbraio, di dire chiaramente da che parte stanno rispetto a 10 richieste riguardanti i diritti umani in Italia. Combattere l’omofobia e la transfobia, colmare le lacune legislative e garantire pari diritti alle persone Lgbti è una di queste richieste. Hanno già risposto affermativamente Antonio Ingroia, Nichi Vendola e decine di candidate e candidati delle circoscrizioni elettorali. Sollecitiamo gli altri a fare altrettanto e a farlo presto!’ – ha concluso Sami.

La legge antidiscriminazione prevede pene aggravate per crimini di odio basati sull’etnia, razza, nazionalità, lingua o religione, ma non tratta allo stesso modo quelli motivati da finalità di discriminazione per l’orientamento sessuale e l’identità di genere. Inoltre, l’incitamento a commettere atti o provocazioni di violenza omofobica e transfobica non è perseguibile come altre forme di incitamento alla violenza discriminatoria.

Questa situazione rischia di favorire l’aumento di intolleranza e violenza verso le persone Lgbti, tuttavia la lacuna legislativa non è stata sinora colmata. Inoltre, nella legislazione italiana manca qualsiasi riconoscimento della rilevanza sociale delle famiglie costituite da persone dello stesso sesso e dai loro figli. Ciò impedisce a molte persone di godere di diritti umani essenziali per l’autorealizzazione e alimenta la stigmatizzazione delle persone Lgbti.

Il principio di non discriminazione, sancito da numerose convenzioni internazionali, garantisce parità di trattamento tra le persone e stabilisce il divieto di qualsiasi forma di discriminazione, anche quella basata sull’orientamento sessuale.

Le autorità italiane hanno la responsabilità di proteggere e garantire la realizzazione dei diritti umani delle persone Lgbti affinché esse non siano vittime di discriminazione, possano godere degli stessi diritti di ogni altro individuo e possano esprimere liberamente il loro orientamento sessuale e la loro identità di genere senza il rischio di subire abusi.

Il 23 gennaio, Amnesty International ha lanciato la sua Agenda in 10 punti per i diritti umani in Italia, chiedendo ai leader delle coalizioni e delle forze politiche e a tutti i candidati alle elezioni del 24 e 25 febbraio di dichiarare se sono favorevoli o contrari a: garantire la trasparenza delle forze di polizia e introdurre il reato di tortura; fermare il femminicidio e la violenza contro le donne; proteggere i rifugiati, fermare lo sfruttamento e la criminalizzazione dei migranti e sospendere gli accordi con la Libia sul controllo dell’immigrazione; assicurare condizioni dignitose e rispettose dei diritti umani nelle carceri; combattere l’omofobia e la transfobia e garantire tutti i diritti umani alle persone Lgbti; fermare la discriminazione, gli sgomberi forzati e la segregazione etnica dei rom; creare un’istituzione nazionale indipendente per la protezione dei diritti umani; imporre alle multinazionali italiane il rispetto dei diritti umani; lottare contro la pena di morte nel mondo e promuovere i diritti umani nei rapporti con gli altri stati; garantire il controllo sul commercio delle armi favorendo l’adozione di un trattato internazionale.

L’Agenda è disponibile sul sito www.ricordatichedevirispondere.it, assieme a un appello che consente di aderire alle 10 richieste di Amnesty International, già firmato da quasi 15.000 persone.

 

FINE DEL COMUNICATO                                                                              Roma, 6 febbraio 2013

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