I cittadini iraniani isolati dal mondo esterno

6 Gennaio 2010

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(7 gennaio 2010)

Amnesty International teme che la messa al bando di oltre 60 istituzioni straniere, incluse organizzazioni per i diritti umani, decisa martedì 5 gennaio dalle autorità di Teheran, faccia parte di un programma destinato a isolare i cittadini iraniani dal mondo esterno. La decisione del governo definisce ‘sovversivi’ una serie di mezzi d’informazione stranieri, criminalizzando dunque ogni contatto con essi.

Il fatto che chiunque abbia un contatto con gli organismi messi al bando rischi l’incriminazione sembra avere l’obiettivo di nascondere al mondo la vera dimensione di quanto sta accadendo in Iran e di ostacolare la diffusione di notizie sulle violazioni dei diritti umani.
 
La decisione del 5 gennaio fa seguito ai recenti arresti di giornalisti e difensori dei diritti umani, che avevano svolto un ruolo fondamentale nell’informare il mondo sulle violazioni dei diritti umani in corso in Iran: tra gli arrestati c’è anche il vincitore del premio Martin Ennals 2009, Emadeddin Baghi.
 
Il provvedimento adottato dal governo iraniano costituisce una violazione dell’articolo 19 del Patto internazionale sui diritti civili e politici, di cui l’Iran è parte, che garantisce la libertà di cercare, ricevere e diffondere informazioni e idee di ogni genere, a prescindere dalle frontiere, in forma orale o scritta, attraverso l’arte o qualsiasi altro mezzo.

I reati contro la sicurezza nazionale sono puniti in Iran con pene che vanno dai tre mesi ai 10 anni di carcere e, in determinate circostanze, persino con la pena di morte.

Alcuni dei mezzi d’informazione e delle istituzioni colpiti dal provvedimento erano stati già citati nelle udienze di apertura dei cosiddetti ‘processi spettacolo’, celebrati lo scorso agosto. La pubblica accusa aveva fatto riferimento ad essi come soggetti che intendevano fomentare una ‘rivoluzione di velluto’ in Iran.
 
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