I dati sulla pena di morte nel 2008

31 Marzo 2009

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La pena di morte nel 2008

La pena di morte è la punizione estrema. È crudele, inumana e degradante. Nel XXI secolo non dovrebbe esserci più posto per decapitazioni, sedie elettriche, impiccagioni, iniezioni letali, fucilazioni e lapidazioni
(Irene Khan, Segretaria generale di Amnesty International)

Diffondendo il rapporto ‘Condanne a morte ed esecuzioni nel 2008’, Amnesty International ha reso noto che tra gennaio e dicembre dello scorso anno sono state messe a morte almeno 2390 persone in 25 paesi e sono state emesse almeno 8864 condanne alla pena capitale in 52 stati.

Il maggior numero di esecuzioni è stato riscontrato in Asia, dove Afghanistan, Bangladesh, Cina, Corea del Nord, Giappone, Indonesia, Malaysia, Mongolia, Pakistan, Singapore e Vietnam continuano a ricorrere alla pena di morte. Solo in Cina hanno avuto luogo quasi tre quarti delle esecuzioni su scala mondiale, 1718 su 2390.

Il secondo maggior numero di esecuzioni, 508, è stato registrato nella regione Africa del Nord – Medio Oriente. In Iran sono state messe a morte almeno 346 persone, tra cui otto minorenni al momento del reato, con metodi che comprendono l’impiccagione e la lapidazione. In Arabia Saudita, le esecuzioni sono state almeno 102, solitamente tramite decapitazione pubblica seguita, in alcuni casi, dalla crocifissione.

Nel continente americano solo gli Usa hanno continuato a ricorrere con regolarità alla pena di morte, con 37 esecuzioni portate a termine lo scorso anno, la maggior parte delle quali in Texas. L’unico altro stato in cui sono state eseguite condanne a morte è stato Saint Christopher e Nevis, il primo dell’area caraibica ad aver ripreso le esecuzioni dal 2003.

L’Europa sarebbe una ‘zona libera dalla pena di morte’ se non fosse per la Bielorussia, dove l’uso della pena di morte è avvolto dalla segretezza. Le condanne vengono eseguite con un colpo di pistola alla nuca e non vengono fornite informazioni sulla data dell’esecuzione né sul luogo di sepoltura.

Nell’Africa sub-sahariana, secondo dati ufficiali, sono state eseguite solo due esecuzioni ma le condanne a morte sono state almeno 362. Quest’area ha registrato un passo indietro, con la reintroduzione della pena di morte in Liberia per i reati di rapina, terrorismo e dirottamento.

In alcuni stati l’uso della pena di morte rimane avvolto nel mistero: in Cina, Bielorussia, Mongolia e Corea del Nord, le condanne sono eseguite in assoluta segretezza e senza trasparenza.