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Amnesty International ha chiesto a tutti i paesi confinanti col Kirghizistan di aprire le frontiere alle migliaia di persone che stanno disperatamente cercando riparo dalla violenza che ha travolto il sud del paese negli ultimi cinque giorni.
La violenza scoppiata nelle città meridionali di Osh e Jalal-Abad e altrove nella regione, dove vive un’ampia minoranza di origine uzbeka, ha provocato centinaia di morti e migliaia di feriti.
Secondo le informazioni ricevute da Amnesty International, giovani uomini armati continuano ad aggirarsi per le strade, incendiando abitazioni, picchiando, sparando e uccidendo persone ritenute uzbeche.
Si stima che fino a 100.000 persone, principalmente di origine uzbeca e prevalentemente donne e bambini, abbiano cercato riparo in Uzbekistan. Qui le autorità stanno cercando di fornire loro una sistemazione, ma devono anche consentire l’accesso incondizionato e senza intralci alle organizzazioni internazionali umanitarie che hanno risorse e competenze per occuparsi di massicci afflussi di rifugiati.
Amnesty International è venuta a conoscenza del fatto che mentre molti sono stati sistemati in tende, scuole e altri edifici pubblici, altri sono senza un alloggio adeguato.
L’organizzazione per i diritti umani è particolarmente preoccupata per l’incolumità delle persone fuggite dalle persecuzioni in Uzbekistan negli ultimi cinque anni e che hanno ottenuto lo status di rifugiato in Kirghizistan o che hanno vissuto nascoste nel sud del paese. Il rischio è che siano obbligate a tornare in Uzbekistan, dove rischierebbero la tortura e il carcere.
Il governo ad interim e le autorità locali del Kirghizistan devono assicurare una protezione adeguata a tutte le persone nel paese e in particolare a quelle più vulnerabili. Devono, inoltre, fornire rifugio e cibo a coloro che stanno fuggendo dal sud verso il nord e che possono aver bisogno dell’assistenza umanitaria internazionale.