Il ‘Bhopal bus tour’ a Milano

2 Novembre 2009

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Iniziativa Amnesty International/Greenpeace: parte il ‘Bhopal bus tour’ a 25 anni dal disastro

CS133: 03/11/2009

Questa mattina il ‘Bhopal Bus Tour’ è arrivato a Milano. La delegazione dei sopravvissuti al disastro ambientale di Bhopal, insieme ad attivisti di Amnesty International e Greenpeace, ha dimostrato di fronte alla sede legale della Dow Chemical Company, l’azienda che oggi controlla la Union Carbide, proprietaria dello stabilimento al tempo dell’incidente. Gli attivisti hanno effettuato un ‘clean up’, muniti di tute bianche e scopettoni. Ha fatto seguito l’incontro con la stampa nel centro di Milano sul Bhopal Bus.
 
‘Oggi oltre 100.000 persone, esposte alle esalazioni tossiche e alla contaminazione del terreno e dell’acqua di Bhopal, continuano a soffrire e tanta gente muore prematuramente. La Union Carbide e la Dow Chemical continuano a evadere la giustizia e a evitare di assumersi ogni responsabilità legale per i danni causati a Bhopal’ – ha dichiarato Satinath Sarangi, fondatore del Gruppo d’informazione e azione su Bhopal e amministratore della Sambhavna Clinic di Bhopal.

‘Da parte sua il governo indiano, interessato ad attrarre investimenti esteri, preferisce blandire le corporation statunitensi piuttosto che prendersi cura dei suoi cittadini avvelenati’ – ha proseguito Sarangi. ‘I 25 anni d’ingiustizia a Bhopal mandano un messaggio chiaro alle aziende: possono continuare a uccidere e ad avvelenare, facendola franca. Fare giustizia a Bhopal, invece, è fondamentale per proteggere il mondo dai crimini ambientali’.
 
‘Bhopal è un caso emblematico nel contesto della responsabilità delle aziende. Non è, infatti, soltanto una tragedia dei diritti umani del secolo scorso, ma rappresenta tuttora un triste esempio di come la legge protegga le imprese potenti ma spesso abbandoni a se stesse le persone che vivono in povertà’ – ha commentato Laura Renzi, coordinatrice della campagna ‘Io pretendo dignità’ della Sezione Italiana di Amnesty International. ‘A distanza di 25 anni, gli abitanti di Bhopal non sono mai stati in grado di rivendicare i propri diritti e continuano a soffrire per  le conseguenze del disastro’.

‘L’ambiente è ancora fortemente contaminato e la gente di Bhopal continua ad ammalarsi. A distanza di 25 anni, le promesse sono aumentate ma i fatti no’. – sostiene Federica Ferrario, campaigner di Greenpeace Italia. ‘Troppo spesso multinazionali come la Dow Chemical evitano di assumersi la responsabilità per i danni arrecati alla salute delle persone e all’ambiente. Le richieste dei sopravvissuti non possono più essere ignorate’.

La storia

Il 2 dicembre 1984, qualche minuto prima della mezzanotte, decine di tonnellate di isocianato di metile, un agente chimico utilizzato nella produzione di pesticidi, e oltre 12.000 chili di reagenti chimici fuoriuscirono dallo stabilimento di pesticidi della Union Carbide (oggi Dow Chemical Company) di Bhopal, in India. Nel giro di pochi giorni ci furono tra le 7000 e le 10.000 vittime e altre 15.000 persone morirono nei 20 anni successivi. La maggior parte viveva in condizioni di povertà negli insediamenti abitativi precari che circondavano la fabbrica. Le vittime erano spesso l’unica o la principale fonte di reddito delle rispettive famiglie e molti hanno perso anche il bestiame, altra fonte di reddito fondamentale. A causa dei problemi di salute, in migliaia hanno perso il lavoro o la capacità di guadagnare denaro. In pratica, tutti quelli che sono stati colpiti dalla fuoriuscita dei gas sono stati trascinati ancora più a fondo nella povertà.
 
A distanza di quasi 25 anni, l’area di Bhopal non è ancora stata bonificata né sono state condotte inchieste adeguate sull’incidente e sulle sue conseguenze. Centinaia di migliaia di persone continuano a soffrire di malattie associate al disastro, come disturbi respiratori, cancro, ansia e depressione, malformazioni genetiche e i sopravvissuti sono tuttora in attesa di ottenere una riparazione equa e adeguata per le sofferenze che il disastro ha provocato.

Sebbene il disastro sia avvenuto 25 anni fa, il terribile impatto della fuoriuscita di gas tossici sulla popolazione, sui terreni, sulle falde acquifere e nell’aria, è ancora presente. Molti sopravvissuti aspettano ancora di ottenere un risarcimento economico. Il sito della fabbrica non è ancora stato decontaminato. La fuoriuscita delle sostanze chimiche, così come il loro impatto, non sono mai state adeguatamente affrontate. Le misure messe in atto dal governo indiano per avviare una riabilitazione dei sopravvissuti al disastro – sia dal punto di vista delle cure mediche sia della riabilitazione socio economica – sono state insufficienti.

Nel febbraio 2001, inoltre, la Union Carbide è passata sotto il totale controllo della Dow Chemical Company. Anche se la Union Carbide continua a essere un’entità giuridica separata, la sua identità aziendale e tutte le sue attività sono interamente integrate con quelle della Dow che,  tuttavia, continua a dichiarare pubblicamente di non avere alcuna responsabilità per la fuoriuscita delle sostanze tossiche o per l’inquinamento provocato dall’impianto di Bhopal.

Nell’agosto 2008, il governo indiano si è impegnato ad affrontare alcune delle richieste della gente di Bhopal. Una delle sue principali promesse era di istituire una Commissione con pieni poteri sul disastro di Bhopal con autorità e risorse adeguate per guidare e coordinare l’azione di governo. Secondo il governo, il processo di costituzione della Commissione è stato ritardato a causa delle elezioni politiche del 2009. Tuttavia, nel luglio 2008 una bozza del mandato della Commissione era già stata approvata da alcuni ministeri e il primo ministro aveva più volte sostenuto l’iniziativa.

Gli altri appuntamenti del ‘Bhopal bus tour’

Il ‘Bhopal bus tour’ resterà a Milano fino alla sera del 4 novembre per una serie di incontri pubblici e con le scuole e partirà per Roma. Qui giovedì 5, alle 17 presso l’Aula Magna della Facoltà di Economia dell’Università degli Studi Roma Tre, i sopravvissuti al disastro di Bhopal prenderanno parte al convegno ‘Imprese, diritti umani e ambiente. La responsabilità delle imprese per l’impatto delle loro attività in India, Nigeria e Italia‘, con la partecipazione, tra gli altri, di Giorgio Fornoni e Raffaele Guariniello. Il giorno dopo, venerdì 6 novembre, alle 11 si terrà una manifestazione all’Ambasciata dell’India, che ha rifiutato la richiesta d’incontro.

 FINE DEL COMUNICATO                                                                                    Roma, 3 novembre 2009
 

Per approfondimenti e interviste:
Amnesty International Italia – Ufficio stampa
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Greenpeace Italia – Ufficio stampa
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Guarda il video della dimostrazione davanti la sede della Dow Chemical Company.