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“Il lato spietato della Costa Azzurra: violazioni dei diritti di migranti e rifugiati alla frontiera franco-italiana” è un reportage dalla frontiera che testimonia gli abusi perpetrati nei due paesi.
Dal 2015 in poi, la principale giustificazione per l’istituzione di controlli alle frontiere interne dell’Unione europea in molti stati è stata la prevenzione di “movimenti secondari significativi”, anche se questa pratica è chiaramente in contrasto con il Codice delle frontiere Schengen. Ora, 13 stati danno la colpa alla minaccia del Covid-19 per i loro controlli alle frontiere interne.
Ogni giorno la Polizia di frontiera (PAF) di Mentone respinge una quarantina di persone mentre cercano di entrare in Francia. Quando l’ufficio della polizia di frontiera italiana è chiuso – dalle 18 alle 8 -, la PAF trattiene le persone in strutture sporche, poco dignitose, dove manca il posto per stendersi, con poche coperte sporche, con cibo e acqua a discrezione dei poliziotti.
Anche molti minori vengono respinti, con una data di nascita uguale per tutti: 1° gennaio 2001 è quanto viene scritto dalla polizia francese su quasi tutti i documenti rilasciati. Persino quando hanno uno status legale in Francia, i migranti non hanno la certezza di veder rispettati i propri diritti.
Anche dal lato italiano della frontiera vengono raccolte testimonianze di violazioni nei confronti delle persone in transito. La polizia italiana è presente in modo massiccio nella zona di Ventimiglia, dove solo a gennaio 2020 ha identificato 4.000 cittadini stranieri.
L’identificazione può avere conseguenze gravi per i migranti, con misure che vanno dalla restrizione temporanea della propria libertà alla deportazione verso il sud Italia. Il ministero dell’interno sostiene che tali misure siano adottate come “alleggerimento della pressione in frontiera”, mentre coloro che le criticano le definiscono un cinico gioco dell’oca.
Il reportage è disponibile a questo link.