Il presidente degli Usa Biden in Medio oriente. Amnesty International: “Durante le sue visite condanni le sistematiche violazioni dei diritti umani”

13 Luglio 2022

Ⓒ AHMAD GHARABLI/AFP via Getty Images

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Amnesty International ha chiesto al presidente degli Stati Uniti Joe Biden di mantenere l’impegno a porre i diritti umani al centro della sua prima visita in Medio oriente e a premere con i suoi interlocutori affinché vi siano immediati e sostanziali cambiamenti dal punto di vista dei diritti umani.

Tra il 13 e il 16 luglio il presidente Biden visiterà Israele e i Territori palestinesi occupati e l’Arabia Saudita. Incontrerà, tra gli altri, il primo ministro israeliano Yair Lapid, il capo dell’opposizione israeliana Benjamin Netanyahu, il re saudita Salman bin Abdulazid al-Saud, il principe della corona saudita Mohamed bin Salman e il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi.

“L’amministrazione Biden deve porre fine al suo sfacciato appoggio ai gravi crimini di diritto internazionale commessi dai suoi alleati e cogliere l’opportunità di questo viaggio per dare priorità all’avanzamento dei diritti umani senza doppi standard. Se invece continueranno a comportarsi nello stesso modo, gli Usa rafforzeranno l’azione repressiva di governi che riducono al silenzio le voci dissidenti, opprimono le minoranze e colpiscono i diritti umani di milioni di persone”, ha dichiarato Paul O’Brien, direttore generale di Amnesty International Usa.

 

L’apartheid israeliano appoggiato dagli Usa e la repressione palestinese dei dissidenti

L’uccisione della giornalista palestinese Shireen Abu Akleh mentre, l’11 maggio, stava seguendo un’operazione militare israeliana in Cisgiordania è un crudo esempio dei crimini commessi dalle autorità israeliane per mantenere il loro sistema di oppressione e dominazione nei confronti dei palestinesi e il ruolo degli Usa nel proteggere Israele. Uccisioni illegali, arresti arbitrari, maltrattamenti e torture, punizioni collettive e sfollamenti sforzati si verificano nel contesto di un sistema di apartheid contro i palestinesi, in Israele e nei Territori occupati.

“La mancata assunzione di responsabilità da parte del governo israeliano per le gravi violazioni commesse, compresi crimini di guerra e crimini contro l’umanità, si perpetua grazie alle politiche statunitensi. Invece di coprire l’impunità, gli Usa dovrebbero appoggiare indagini indipendenti, approfondite e credibili su quei crimini, come ad esempio l’indagine aperta dal Tribunale penale internazionale”, ha commentato O’Brien.

L’amministrazione Biden e il Congresso devono interrompere le forniture all’esercito israeliano fino a quando non otterranno garanzie che esse non saranno usate per compiere gravi violazioni del diritto internazionale umanitario e del diritto internazionale dei diritti umani.

Le autorità palestinesi continuano a reprimere la libertà di espressione e di protesta pacifica. Le forze di sicurezza, responsabili della morte a seguito di tortura dell’oppositore politico Nizar Banat il 24 giugno 2021, hanno represso le successive proteste ricorrendo alla forza illegale, agli arresti e alla tortura.

 

Arabia Saudita: dietro la facciata scintillante, gravi violazioni dei diritti umani

Le autorità saudite continuano a reprimere le libertà di espressione, di associazione e di movimento. La maggior parte dei difensori e delle difensore dei diritti umani nonché dei giornalisti indipendenti, degli scrittori, degli attivisti e delle attiviste è in carcere. 

Amnesty International ha documentato 30 casi di attivisti e difensori dei diritti umani condannati, al termine di processi gravemente irregolari, a lunghe pene detentive seguite da periodi di divieto di viaggio.

Oltre tre anni dopo l’omicidio, approvato dallo stato, del giornalista Jamal Khashoggi, i suoi familiari non hanno la minima informazione su dove si trovino i suoi resti mentre tutte le persone coinvolte nell’assassinio non sono state chiamate a rispondere delle loro azioni.  

Amnesty International ha sollecitato il presidente Biden a premere sulle autorità saudite affinché scarcerino tutti gli attivisti e i difensori dei diritti umani condannati per aver esercitato in modo pacifico i loro diritti umani, rimuovano i divieti di viaggio emessi nei loro confronti e contro i loro familiari e forniscano informazioni sui resti di Khashoggi.

Gli Usa dovranno interrompere la fornitura di armi alla coalizione militare guidata dall’Arabia Saudita fino a quando vi sarà il rischio che verranno usate per compiere o facilitare gravi violazioni

del diritto internazionale umanitario in Yemen. Amnesty International ha già documentato decine di attacchi aerei illegali che hanno ucciso e ferito civili yemeniti, trovando più volte sul terreno resti di munizioni fabbricate negli Usa.

 

Egitto: una crisi dei diritti umani dalle radici profonde

In vista della Cop 27, la conferenza annuale delle Nazioni Unite sul clima in programma in Egitto a novembre, le autorità del Cairo hanno intensificato la campagna per nascondere l’agghiacciante situazione dei diritti umani.

La crisi in atto è caratterizzata dalla totale impunità per gli omicidi illegali, le torture, le sparizioni forzate, le detenzioni arbitrarie di massa, la repressione delle libertà di espressione, di associazione e di protesta pacifica, la discriminazione contro le donne, le ragazze, le persone Lgbtqia+ e le minoranze religiose, nonché dal giro di vite nei confronti delle organizzazioni non governative attraverso divieti di viaggio, congelamento dei conti bancari e altre tattiche spietate per ridurre al silenzio la società civile.

Ciò nonostante, l’Egitto resta uno dei più grandi e duraturi beneficiari degli aiuti militari statunitensi.

Negli ultimi mesi le autorità egiziane hanno rilasciato decine di prigionieri che erano detenuti per motivi politici ma migliaia di altri continuano a restare dietro le sbarre e proseguono gli arresti di chi esprime critiche nei confronti del governo.

Amnesty International ha sollecitato il presidente Biden a premere sul presidente egiziano al-Sisi, sia in forma privata che in pubblico, per ottenere riforme importanti e durevoli nel campo dei diritti umani a partire dal rilascio di tutte le persone in carcere solo per aver esercitato pacificamente i loro diritti umani o per motivi discriminatori.

Il presidente Biden dovrà anche sollecitare le autorità egiziane a chiudere una volta per tutte le indagini sulle organizzazioni non governative per i diritti umani, note come caso 173/2011, annullare gli arbitrari divieti di viaggio e il congelamento dei conti bancari nei confronti dei difensori dei diritti umani e garantire un ambiente sicuro per lo svolgimento del lavoro dei gruppi per i diritti umani.