Il processo nei confronti della Shell in Olanda dimostra che la giustizia è possibile

30 Gennaio 2013

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La sentenza emessa il 30 gennaio da un tribunale distrettuale olandese dell’Aia relativa alla responsabilità della Shell per l’inquinamento del delta del fiume Niger, in Nigeria, dimostra che la giustizia è possibile ma che è estremamente difficile raggiungerla quando si ha a che fare con una grande multinazionale.

‘È chiaramente positivo che uno dei ricorrenti sia riuscito ad aggirare tutti gli ostacoli per avvicinarsi a qualcosa che somiglia alla giustizia. Il tribunale ha stabilito che la Shell aveva l’obbligo di diligenza nel prevenire le manomissioni dei suoi oleodotti’ – ha dichiarato Audrey Gaughran, direttrice del Programma Africa di Amnesty International.

‘Tuttavia – ha aggiunto Gaughran – il fatto che il tribunale abbia respinto gli altri ricorsi
evidenzia gli enormi ostacoli che la popolazione del delta del Niger incontra nell’accesso alla giustizia quando le loro vite sono state distrutte dall’inquinamento’.

‘Considerate complessivamente le grandi difficoltà nell’arrivare al processo, il significato della sentenza di oggi è che un ricorrente ha vinto e otterrà il pagamento dei danni. È comunque evidente che i governi devono rendersi conto di quanto siano elevati gli ostacoli che si frappongono a chi cerca di portare in giudizio le grandi multinazionali’ – ha concluso Gaughran.

Amnesty International documenta da anni il massiccio inquinamento da petrolio nel delta del fiume Niger e le sue gravi conseguenze sui diritti umani delle popolazioni locali.

Ulteriori informazioni

L’11 ottobre 2012, un tribunale dell’Aia ha accolto la causa contro la Shell intentata da quattro contadini nigeriani originari dell’Ogoniland, supportati dall’associazione ambientalista Friends of the Hearth International.

La Shell è stata accusata di aver  inquinato campi coltivati e corsi d’acqua dei villaggi di Goi, Oruma e Ikot Ada Udo a causa di una serie di fuoriuscite avvenute fra il 2004 e il 2007.

A consentire l’avvio del processo è stata una decisione della magistratura olandese, che nel 2008 si era dichiarata competente sul caso nonostante la Royal Dutch Shell sostenesse che le responsabilità ricadessero unicamente sulla sua sussidiaria locale, la Shell Petroleum Development Company Of Nigeria.

Le richieste dei contadini all’azienda sono di bonificare le zone inquinate da idrocarburi nelle loro comunità, risarcire le persone colpite e prevenire il verificarsi di ulteriori perdite di petrolio dalle infrastrutture della compagnia.

Le comunità che vivono sul delta del fiume Niger dipendono per il loro sostentamento in primo luogo dall’ambiente, ivi compresa l’agricoltura e la pesca. Decenni di attività dell’industria petrolifera nel delta del Niger hanno danneggiato o distrutto importanti fonti di sostentamento tra cui l’agricoltura, la pesca e i corsi d’acqua.