Il sindaco di Venezia e i libri per le scuole dell’infanzia

8 Luglio 2015

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In merito alla decisione del sindaco di Venezia di non distribuire alle scuole per l’infanzia della città libri messi a disposizione dalla precedente amministrazione comunale, il presidente di Amnesty International Italia Antonio Marchesi ha rilasciato la seguente dichiarazione: ‘È apparentemente una buona notizia che il sindaco di Venezia, forse anche in considerazione delle perplessità espresse da molti, abbia ritenuto opportuno svolgere un ulteriore approfondimento sulla questione dei libri non distribuiti alle scuole materne della sua città. Tra ciò che il sindaco dovrebbe approfondire c’è sicuramente il fatto che il pluralismo e la diversità sono espressioni di una visione nient’affatto ‘personalistica’ come egli ritiene, bensì universalistica, basata sui diritti umani, che come tale va sempre garantita.

Dietro l’angolo di queste e altre dichiarazioni di esponenti delle istituzioni si palesa ormai costantemente l’idea che parlare di discriminazioni basate sull’orientamento sessuale o l’identità di genere sia, soprattutto in ambito scolastico, qualcosa che va impedito e che nasce da quella che il sindaco di Venezia chiama ‘arroganza culturale. È un’idea pericolosa e intollerante, che rischia nel prossimo anno scolastico di rendere ancora più difficile la realizzazione dei progetti educativi di Amnesty International finalizzati a promuovere il pieno riconoscimento e rispetto dei diritti umani fondamentali che, in quanto universali e indivisibili, devono essere uguali per tutte le persone, incluse le persone lesbiche, gay, bisessuali, transessuali e intersessuate.

La speranza è, dunque, che i libri in questione (diversi dei quali sono pubblicati dalle migliori case editrici per l’infanzia, come Babalibri, Lo Stampatello, Fatatrac, con le quali Amnesty International Italia collabora da anni) siano rimessi tutti – e non solo qualcuno – tempestivamente in circolazione. A differenza di quanto ritiene il sindaco di Venezia, non esistono forme di discriminazione, come quella ‘fisica, religiosa o razziale’, per contrastare le quali è giusto svolgere attività educativa, e forme di discriminazione come quella basata sull’orientamento sessuale o l’identità di genere su cui è preferibile tacere’.

FINE DEL COMUNICATO                     Roma, 9 luglio 2015

Per interviste:Amnesty International Italia – Ufficio Stampa
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