Il Sudan deve porre fine alla repressione delle proteste

1 Febbraio 2011

Tempo di lettura stimato: 4'

Amnesty International ha chiesto al governo del Sudan di porre fine al giro di vite sulla libertà di espressione, dopo che almeno 70 persone sono state arrestate nel corso delle manifestazioni ispiratesi a quelle tunisine, egiziane e yemenite.

Secondo quanto riferito, uno studente sarebbe stato ucciso, decine di persone sarebbero state ferite e oltre 70 arrestate, dopo che la polizia antisommossa e le forze di sicurezza hanno usato manganelli e gas lacrimogeni per disperdere le manifestazioni di domenica, 30 gennaio,a Khartoum e Omdurman.

Il governo deve immediatamente aprire un’indagine indipendente e imparziale sulle circostanze che hanno portato alla morte di Mohammed Abdelrahman, uno studente che aveva partecipato alle manifestazioni e che è morto nell’ospedale di Omdurman a causa delle ferite riportate‘ – ha dichiarato Erwin van der Borght, direttore del Programma Africa di Amnesty International

Agenti dei Servizi di sicurezza e di intelligence nazionale (Niss) e poliziotti avrebbero colpito i manifestanti, mentre i Niss avrebbero cercato gli organizzatori delle manifestazioni la notte prima che queste avessero luogo.  Molte persone sono state arrestate nelle strade prima che riuscissero a raggiungere le manifestazioni.
Circa 20 persone sarebbero ancora in custodia dei Niss, compresi sette giornalisti arrestati mentre riprendevano le manifestazioni.

Nella sera di lunedì 31 gennaio, oltre 25 manifestanti sono stati rilasciati. Il numero di coloro ancora in carcere non  è noto. Diversi giornalisti restano in custodia dei Niss.

I giornalisti detenuti devono essere rilasciati immediatamente e incondizionatamente e deve essere loro permesso di riprendere il lavoro. La popolazione sudanese deve potere esercitare il suo diritto alla libertà di espressione‘.

Sempre lunedì, è stato vietato al giornale d’opposizione Ajrass Al Hurriya di andare in stampa e i Niss hanno impedito la distribuzione dell’edizione del lunedì del quotidiano Al Sahafa.

Domenica 30 gennaio, oltre 2000 persone si sarebbero radunate in diverse zone di Khartoum e Omdurman per chiedere democrazia e miglioramento delle condizioni di vita.

Un manifestante, che è stato picchiato dalla polizia e il cui nome non può essere reso noto per motivi di sicurezza, ha riferito ad Amnesty International: ‘Le persone ne hanno abbastanza. Ventidue anni sono più che sufficienti. Il denaro pubblico viene speso in sicurezza, in servizi di sicurezza per proteggere loro stessi (il partito al potere)‘.

Gli studenti si sono radunati nelle università e ci sono state notizie di scontri tra i manifestanti e la polizia e i sostenitori del Partito del congresso nazionale, ilpartito al potere in Sudan, dopo che la polizia aveva fatto ricorso alla forza per disperdere le manifestazioni pacifiche.

Decine di manifestanti sono stati portati negli ospedali di Khartoum; alcuni erano gravemente feriti. Diverse persone risultano ancora scomparse.

I disordini sono iniziati il giorno in cui è stato annunciato che il 99 per cento della popolazione del Sud Sudan aveva votato per l’indipendenza.

Mentre nel Sud Sudan si celebrano i risultati preliminari del referendum , le persone nel Nord Sudan continuano a subire violazioni del diritto alla libertà di espressione e di assemblea pacifica. Il fallimento del governo sudanese nel garantire la libertà di informazione e nel tutelare la libertà di espressione della sua popolazione deve avere fine‘- ha concluso Erwin van der Borght.