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In occasione della visita del presidente della Bielorussia, Aleksandr Lukashenko, Amnesty International Italia sollecita le istituzioni italiane a manifestare al capo dello stato bielorusso preoccupazione e contrarietà a fronte dell’uso della pena di morte nel paese.
La Bielorussia è l’unico paese in Europa a emettere ed eseguire condanne a morte, mediante fucilazione.
Il 18 aprile 2016 è stato messo a morte Siarhei Ivanou, 22 anni, condannato alla pena capitale per l’omicidio di una donna di 19 anni, avvenuto nel 2013. Il suo caso era ancora all’esame del Comitato delle Nazioni Unite per i diritti umani, che aveva chiesto la sospensione dell’esecuzione. La famiglia ha appreso della sua esecuzione solo a maggio e, ai sensi dell’articolo 175 della Costituzione bielorussia, non ha avuto diritto alla restituzione della salma per la sepoltura.
Nel 2012, il Comitato delle Nazioni Unite per i diritti umani ha stabilito che la segretezza che circonda la pena di morte in Bielorussia costituisce un trattamento inumano delle famiglie e una violazione dell’articolo 7 del Patto internazionale sui diritti civili e politici.
Nel braccio della morte della Bielorussia rimangono almeno tre persone: Ivan Kulesh, Gennadii Yakovitskii e Siarhei Khmialevski.
Secondo fonti di stampa, una nuova condanna a morte sarebbe stata emessa proprio alla vigilia della visita del presidente Lukashenko.
Amnesty International chiede alle autorità italiane di sollecitare il presidente Lukashenko ad annullare eventuali esecuzioni già fissate e a commutare immediatamente tutte le condanne a morte in attesa di esecuzione.