In Tunisia, l’UE sta ripetendo un vecchio e pericoloso errore

26 Settembre 2023

CC BY-SA 4.0 DEED - Houcemmzoughi

Tempo di lettura stimato: 8'

di Eve Geddie, direttrice dell’ufficio di Amnesty International presso le istituzioni europee*

Mentre i rappresentanti del cosiddetto “Team Europa” stringevano le mani al presidente tunisino Kais Saied, lo scorso luglio, centinaia di persone migranti e rifugiate erano bloccate nelle zone desertiche del paese al confine con la Libia, dopo essere state portate lì e abbandonate dalle forze di sicurezza, senza cibo, acqua o riparo.

Parlando di queste notizie – tra cui quella di numerose persone morte al confine – il presidente del Partito Popolare Europeo, Manfred Weber, le ha definite come “alcuni video dal deserto, o qualcosa del genere”.

I leader europei erano in Tunisia per firmare un Memorandum di intesa (Memorandum of Understanding – MoU) volto a contenere i flussi migratori diretti verso in Europa. In cambio, hanno offerto alla Tunisia 105 milioni di euro per la “gestione delle frontiere”, e quasi 1 miliardo di euro in prestiti e sostegno finanziario aggiuntivi nel contesto della crisi economica senza precedenti in cui versa il paese.

Tuttavia, mentre la Tunisia e l’Unione Europea stanno discutendo su come implementare l’accordo, i suoi costi umani sono già evidenti. Mentre l’Europa chiude un occhio sulla crescente repressione dei diritti umani nel paese, le persone in Tunisia – compresi i richiedenti asilo, i rifugiati e tutti i migranti – stanno pagando un prezzo molto pesante.

I leader europei e dell’UE dovrebbero urgentemente invertire la rotta.

In primo luogo, anche dopo il raggiungimento dell’accordo, le autorità tunisine hanno continuato a spingere le persone migranti verso il confine con la Libia, dove in molti languono in un urgente bisogno di assistenza umanitaria, mentre i media internazionali riferiscono di numerosi morti. È scioccante che i leader dell’UE non abbiano ancora condannato pubblicamente queste violazioni.

Al contrario, la Commissione europea si è impegnata a cooperare con le autorità tunisine per impedire ai rifugiati e agli altri migranti di raggiungere l’Europa, ben sapendo che così facendo verranno perpetuate le stesse violazioni – bloccando i richiedenti asilo, i rifugiati e gli altri migranti in situazioni di abuso e contribuendo all’ostilità che affrontano in Tunisia.

In modo preoccupante, questo accordo è stato firmato senza porre alcuna condizione relativa ai diritti umani, senza prevedere alcuna valutazione o monitoraggio del suo impatto sui diritti, e senza alcun meccanismo di sospensione della cooperazione in caso di abusi. La scorsa settimana il Mediatore europeo ha annunciato di aver chiesto alla Commissione europea di chiarire come si assicurerà che la Tunisia rispetti i diritti umani.

Sembra che non si sia imparato nulla dalla cooperazione dell’UE con la Libia, dove il sostegno in blocco alle forze di sicurezza libiche ha portato alla complicità di un sistema di abusi contro migranti e rifugiati, tra cui torture, stupri, sparizioni forzate, uccisioni illegali e detenzioni arbitrarie. Una recente indagine dell’ONU ha rilevato che tutto ciò potrebbe addirittura configurarsi come crimini contro l’umanità.

Gli accordi che mirano a contenere le persone nei paesi terzi non salvano vite umane, né riducono la dipendenza dalle rotte irregolari. Al contrario, le persone in movimento sono costrette a percorrere strade più pericolose per evitare di essere intercettate dalle autorità, mentre i trafficanti approfittano del fatto che i rifugiati e gli altri migranti sono sempre più costretti ad affidarsi a loro. Inoltre, tali accordi non risolvono in alcun modo i problemi che spingono le persone a migrare in cerca di sicurezza, e che continueranno quindi a verificarsi. È dunque molto deludente che nel suo “Piano in 10 punti per Lampedusa” la Presidente Von der Leyen abbia insistito proprio sull’accordo con la Tunisia.

Inoltre, l’accordo dell’UE con la Tunisia rischia di legittimare l’assalto di Saied allo Stato di diritto e la sua crescente repressione del dissenso. Nel periodo che ha preceduto l’accordo, i leader europei sono rimasti in silenzio mentre il presidente tunisino smantellava quasi tutti i meccanismi di controllo istituzionale sul potere esecutivo, emetteva decreti per limitare la libertà di parola, e si concedeva poteri sulla magistratura. Le autorità tunisine hanno sottoposto decine di critici, oppositori, avvocati, giornalisti e giudici a indagini penali arbitrarie e a misure restrittive, o li hanno incarcerati.

Di recente, la Tunisia ha negato l’ingresso a cinque eurodeputati che avrebbero dovuto visitare il paese in missione ufficiale. Tra questi, gli eurodeputati Satouri e Gahler, che in precedenza si erano espressi contro l’accordo a causa della repressione in Tunisia. Il rifiuto dell’ingresso è stato considerato da molti come una ritorsione.Un tempo salutata come una storia di successo delle proteste della Primavera araba e vista come  luogo centrale per i difensori dei diritti umani di tutto il Nord Africa, la Tunisia ora rischia di seguire la strada dell’Egitto, che ha visto il suo presidente Abdelfattah al-Sisi trasformare il paese in una prigione a cielo aperto, mentre al contempo milioni di egiziani si impoverivano. I leader dell’UE sono rimasti in gran parte in silenzio durante la brutale repressione di al-Sisi, mentre bloccava le rotte migratorie dall’Egitto all’Europa, costringendo migliaia di persone a spostarsi attraverso la mortale rotta libica.

Infine, forse sapendo che l’accordo avrebbe aumentato il rischio di violazioni dei diritti umani contro migranti e rifugiati, la Commissione ha scelto di negoziare il MoU in segreto. I negoziati si sono svolti senza il controllo del Parlamento europeo e dei parlamenti nazionali, e senza il coinvolgimento della società civile.

Questa mancanza di trasparenza riduce la legittimità delle politiche migratorie dell’UE.

Per garantire che l’UE non si renda complice di violazioni dei diritti e repressione, l’impegno con i partner in materia di migrazione deve essere subordinato a condizioni rigorose circa i diritti umani, così come a valutazioni d’impatto e a meccanismi di monitoraggio. Abbiamo bisogno di un approccio equilibrato che espanda significativamente i percorsi migratori sicuri e si concentri sulla protezione piuttosto che sul contenimento delle persone.

Tuttavia, nessuna di queste condizioni è stata soddisfatta dall’accordo con la Tunisia. Il MoU dovrebbe quindi essere sospeso. Inoltre, l’UE deve promuovere l’indipendenza della magistratura, la libertà dei media e la vitalità della società civile nel paese.

La logica dell’esternalizzazione – di cui l’accordo con la Tunisia è solo un esempio – è profondamente immorale, pericolosa e potenzialmente illegale. Non è troppo tardi: i leader europei possono ancora invertire la rotta e imparare da accordi passati che hanno già portato a immense sofferenze.

*Questo pezzo d’opinione è stato originariamente pubblicato da Politico Europe