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Amnesty International ha sollecitato le autorità dell’India a rilasciare immediatamente Soni Sori, un’attivista adivasi, insegnante, sostenitrice della protesta non violenta ghandiana, in carcere dal 4 ottobre 2011.
Soni Sori è accusata dalle autorità dello stato di Chhattisghar di aver agito come corriere consegnando un milione e mezzo di rupie dalla compagnia mineraria Essar ai gruppi armati maoisti, come sorta di ‘pizzo’ per consentire il proseguimento delle attività estrattive.
Soni Sori ha denunciato di essere stata torturata. Le sue dichiarazioni sono corroborate da una perizia medica ordinata dal tribunale di Dantewada, secondo la quale Soni Sori avrebbe subito abusi sessuali (due pietre inserite nella vagina e una nell’ano) e avrebbe subito danni alla spina dorsale compatibili con le scariche elettriche cui sarebbe stata sottoposta. Il tribunale ha chiesto alla polizia del Chhattisghar di indagare su queste denunce e ha disposto il trasferimento di Soni Sori in un altro carcere.
Il processo nei suoi confronti, che coinvolge altre cinque persone, dovrebbe iniziare il 13 marzo.
Per Amnesty International, Soni Sori è una prigioniera di coscienza, arrestata solo per aver criticato le violazioni dei diritti umani commesse tanto dalle forze di sicurezza quanto dai maoisti. Suo padre è stato gambizzato dai maoisti, suo marito è in carcere da un anno perché sospettato di collaborare con loro.