India: la sezione di Amnesty International bersaglio del governo

26 Ottobre 2018

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Il 25 ottobre, dalle 13,30 ora indiana e per dieci ore, gli uffici della sezione di Amnesty International in India sono stato oggetto di un’irruzione da parte di un gruppo di funzionari dell’Enforcement Directorate, agenzia con il compito di indagare reati finanziari. Congelati i conti bancari dell’associazione, bloccando di fatto il lavoro della sezione.

Oggetto delle verifiche dell’Enforcement Directorate è stata la relazione fra Amnesty International India PTV Ltd e la Fondazione Amnesty International India.

Sulla scia dell’attacco a Greenpeace India, sempre a ottobre, quando i conti bancari dell’associazione sono stati bloccati, stavolta il governo indiano ha chiamato in causa le violazioni delle norme di finanziamento dall’estero per chiudere un’altra importante Ong.

“L’irruzione dell’Enforcement Directorate nel nostro ufficio ieri mostra che le autorità stanno trattando le organizzazioni per i diritti umani come aziende criminali, utilizzando la mano pesante tipica degli stati repressivi. Il nostro staff è stato minacciato e intimidito”, ha dichiarato in una nota ufficiale Aakar Patel, direttore generale di Amnesty International India.

“Siamo un’organizzazione che rispetta la legge e per questo le nostre operazioni in India hanno sempre rispettato le regole. I principi di trasparenza e accountability sono al cuore del nostro lavoro. Non abbiamo nulla da nascondere, e tutto ciò che riguarda la nostra struttura è sempre stato di dominio pubblico e a disposizione di tutti”, ha aggiunto.

L’irruzione negli uffici di Amnesty International India è indicativa di uno sforzo coordinato della autorità di ridurre al silenzio individui e gruppi che lavorano in difesa dei diritti umani. Le autorità indiane hanno utilizzato accuse di “irregolarità” finanziarie per ostacolare il lavoro di altre organizzazioni per i diritti umani, fra cui l’Unione degli avvocati, Sabrang Trust, Navsarjan Trust e People’s Watch.

Amnesty India lavora instancabilmente per il progresso dei diritti umani per tutti gli abitanti dell’India, anche con iniziative di educazione ai diritti umani e con campagne per porre fine alla discriminazione, alle uccisioni illegali, alla violenza contro le donne e agli abusi delle aziende. Il lavoro è portato avanti in collaborazione con le comunità e i gruppi locali.

Poco dopo l’irruzione, è stata lanciata una campagna diffamatoria sui social media e fra i gruppi media filogovernativi che da tempo si oppongono alle campagne per i diritti umani dell’associazione. Alcuni canali media hanno dichiarato di aver avuto accesso a documenti segreti del governo che dipingono le attività di Amnesty International India come una oscura rete di intrighi.

L’incursione negli uffici di Amnesty International India arriva solo pochi giorni dopo l’elezione dell’India al Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite, per cui il paese ha l’obbligo di “rispettare i più altri standard internazionali”. In quell’occasione, il primo ministro Narendra Modi ha twittato: “Per noi, i diritti umani e la loro protezione non sono solo parole. Sono articoli di fede che rispettiamo sempre. Ovunque siano negati i diritti umani fondamentali, come durante l’Emergenza nazionale, il popolo indiano ha combattuto senza tregua per permettere alla democrazia e ai diritti umani di trionfare”.

“Non potremmo essere più d’accordo con il primo ministro – ha confermato Patel – quando afferma che i periodi di repressione, come durante l’Emergenza nazionale, hanno lasciato una macchia sulla storia indiana. Tristemente, sembra di essere tornati a quei giorni bui. Invece di proteggere i diritti umani, come ha dichiarato di voler fare, il governo prende di mira le persone che per i diritti umani lottano”.