Indonesia e Pakistan, la ripresa delle esecuzioni

18 Gennaio 2015

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Il 17 gennaio cinque cittadini stranieri e un indonesiano giudicati colpevoli di traffico di droga sono stati messi a morte tramite plotone d’esecuzione in due prigioni dell’Indonesia. Si è trattato del primo ricorso alla pena di morte dall’elezione del presidente Joko Widoko, insediatosi il 20 ottobre 2014. Il nuovo presidente ha fatto sapere che non eserciterà il potere di grazia nei confronti di almeno 64 prigionieri nel braccio della morte per reati di droga, mentre il nuovo governo ha dichiarato di avere in programma altre 20 esecuzioni nel corso del 2015.

In Pakistan, dopo la strage alla scuola di Peshawar e, il 17 dicembre 2014, l’annullamento della moratoria sulle esecuzioni, sono impiccate 20 persone e centinaia di altre esecuzioni potrebbero aver luogo nel corso del 2015. A seguito di un emendamento alla costituzione, gli imputati di terrorismo vengono ora giudicati in corte marziale, con procedure rapide e sommarie e non di rado sulla base di confessioni estorte con la tortura.

Amnesty International ha sollecitato i governi dell’Indonesia e del Pakistan a sospendere immediatamente le esecuzioni già in programma.