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In un nuovo rapporto reso pubblico oggi, Amnesty International e TransArms chiedono l’urgente rafforzamento dei controlli sui trasferimenti di armi, cronicamente deboli e ormai inadeguati, per fermare una catena sempre più in espansione di intermediari, aziende di servizi logistici e trasportatori che alimenta massicce violazioni dei diritti umani nel mondo.
Il rapporto mostra come operazioni sempre più sofisticate di trasporto e intermediazione permettano attualmente il trasferimento di centinaia di tonnellate di armi in giro per il mondo, sempre più spesso dirette verso paesi in via di sviluppo e destinate ad alimentare conflitti tra i più brutali del mondo. In queste operazioni sono coinvolti trasportatori e intermediari di Cina, Emirati Arabi Uniti, Israele, Italia, Olanda, Regno Unito, Stati Uniti, Svizzera, Ucraina e dei paesi balcanici. Questa rete di mediazione agevola l’export dei principali fornitori di armi verso i paesi in via di sviluppo, che ora assorbono oltre i due terzi delle importazioni mondiali a scopo di difesa, rispetto al 50% degli anni ’90.
‘Intermediari e trasportatori hanno collaborato alla consegna di molte delle armi usate per uccidere, stuprare e svuotare territori nei conflitti in corso in Sudan e nella Repubblica Democratica del Congo. I controlli alla dogana sono blandi e solo 35 paesi si sono dati la briga di introdurre leggi sull’intermediazione di armi. Tutto questo rende praticamente inevitabili ulteriori catastrofi dei diritti umani‘ – ha dichiarato Brian Wood, ricercatore di Amnesty International sui commerci di armi e materiale di sicurezza.
Il rapporto descrive la natura segreta, priva di regole e irresponsabile, di molte operazioni di intermediazione e trasferimento di armi, attraverso lo studio di una serie di casi:
Il rapporto, inoltre, mette in evidenza una serie di casi in cui società private coinvolte in consegne illegali di armi sono state utilizzate, con denaro pubblico, anche a sostegno delle missioni di pace delle Nazioni Unite e per distribuire aiuti umanitari.
‘È chiaro che l’attuale coacervo di regole non riesce minimamente a stare al passo col crescente numero di intermediari, delle società di servizi e dei trasportatori che operano a livello internazionale. Le armi arrivano maledettamente in tempo e troppo spesso vengono usate per uccidere, stuprare e sfollare centinaia di migliaia di persone‘ – ha affermato Sergio Finardi di TransArms.
Il rapporto si chiude con una serie di raccomandazioni aventi l’obiettivo di ottenere controlli più forti e rigorosi sul commercio delle armi, basati su norme internazionali coerenti, tra cui:
La campagna Control Arms
Ogni anno, in tutto il mondo, circa mezzo milione di esseri umani sono uccisi dalla violenza armata: una persona al minuto. Ci sono circa 639 milioni di armi leggere nel mondo oggi e 8 milioni vengono prodotte ogni anno.
Le armi purtroppo circolano liberamente in molte zone del mondo attraversate da conflitti. La loro diffusione incontrollata e il loro uso arbitrario da parte di eserciti regolari e di gruppi armati hanno un costo elevato in termini di vite umane, di risorse e di opportunità per sfuggire alla povertà. Ogni anno, in Africa, Asia, Medio Oriente e America Latina si spendono in media 22 miliardi di dollari per l’acquisto di armi: una somma che avrebbe permesso a questi paesi di mettersi in linea con gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio, eliminare l’analfabetismo (cifra stimata: 10 miliardi di dollari l’anno) e ridurre la mortalità infantile e materna (cifra stimata: 12 miliardi di dollari l’anno).
Per far fronte a questo drammatico problema, è nata la mobilitazione internazionale Control Arms, lanciata congiuntamente da Amnesty International, Oxfam e Iansa, che si prefigge l’obiettivo dell’adozione, da parte delle Nazioni Unite, di un Trattato internazionale sul commercio delle armi.
Nel nostro paese la campagna è rilanciata dalla Sezione Italiana di Amnesty International e dalla Rete italiana per il Disarmo. Oltre a contribuire alla grande mobilitazione mondiale, i promotori intendono agire per migliorare gli strumenti legislativi e di trasparenza esistenti in Italia sul commercio di armi. Il nostro paese è infatti il quarto produttore e il secondo esportatore mondiali di armi leggere eppure la nostra legislazione è vecchia di 30 anni e ad oggi non esiste alcuna forma di controllo sugli intermediatori internazionali di armi.
FINE DEL COMUNICATO Roma, 10 maggio 2006
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