Interrompere i cosiddetti ‘ritorni volontari’ dei rifugiati siriani dal Libano

14 Ottobre 2022

Photo by Vassilis Poularikas/NurPhoto via Getty Images

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L’agenzia per la sicurezza generale del Libano ha annunciato l’imminente avvio di un programma di cosiddetti “ritorni volontari” dei rifugiati siriani verso il loro paese.

Il 13 ottobre il direttore dell’agenzia, il generale Abbas Ibrahim, ha dichiarato che la settimana successiva 1600 rifugiati sarebbero stati rimpatriati non appena il governo siriano avesse fornito l’approvazione.

“Le cose vanno avanti in realtà da quattro anni, ora siamo di fronte a un’accelerazione. Tuttavia è chiarissimo che i rifugiati siriani in Libano non possono assumere una decisione libera e informata circa il loro ritorno in Siria per vari motivi, tra cui la mancanza di informazioni aggiornate e obiettive sulla situazione dei diritti umani nel loro paese”, ha dichiarato Diana Semaan, vicedirettrice ad interim di Amnesty International per il Medio Oriente e l’Africa del Nord.

“Facilitando entusiasticamente questi rimpatri, le autorità libanese stanno mettendo consapevolmente in pericolo i rifugiati siriani. Chiediamo che rispettino i loro obblighi internazionali e interrompano il programma di rimpatri di massa. Alla comunità internazionale chiediamo che, di fronte alla crescente crisi economica in Libano, continui ad aiutare i rifugiati siriani in Libano, oltre un milione, impedendo ulteriori aumenti di rimpatri insicuri”, ha aggiunto Semaan.

Secondo quanto dichiarato dall’agenzia per la sicurezza nazionale, i rifugiati si registrano per il rimpatrio negli appositi uffici allestiti in tutto il Libano. L’agenzia redige le liste dei nominativi e organizza il trasferimento in autobus al confine con la Siria. Ai sensi dell’accordo bilaterale tra i due stati, il governo siriano deve approvare preventivamente i nomi sulle liste.

Il diritto internazionale vieta i cosiddetti rimpatri “costruttivi”, che si verificano quando gli stati utilizzano metodi indiretti per forzare persone a tornare in paesi dove rischierebbero di subire violazioni dei diritti umani.

In Libano, come già documentato da Amnesty International, i rifugiati siriani subiscono torture, violenze sessuali, arresti arbitrari e sparizioni forzate. Coloro che hanno lasciato la Siria all’inizio del conflitto rischiano fortemente di subire rappresaglie a causa delle loro percepite posizioni politiche o semplicemente come punizione per essere fuggiti.