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Alla luce delle dichiarazioni del Ministro dell’Interno secondo cui, dopo la sperimentazione in alcune città avviata nel settembre scorso, dal prossimo mese di giugno le pistole Taser saranno utilizzate in tutta Italia, rinnoviamo le proprie preoccupazioni circa le possibili conseguenze dell’impiego di tale arma.
Il 20 marzo dello scorso anno, quando venne emanata la prima circolare da parte della Direzione anticrimine, avevamo chiesto che, prima dell’introduzione di quest’arma, venisse effettuato uno studio sui rischi per la salute collegati al suo impiego e fosse garantita una formazione specifica e approfondita per gli operatori delle forze di polizia.
Pur riconoscendo che la Taser sia un’arma utile, più sicura di molte altre armi o tecniche utilizzate per bloccare individui pericolosi e aggressivi, in non pochi casi nei paesi in cui è già in uso risulta impiegata nei confronti di persone vulnerabili o che non rappresentano una minaccia seria e immediata per la vita o per la sicurezza degli altri.
Una sperimentazione analoga a quella in programma in Italia e svolta in Olanda nel 2017 ha rivelato come in circa la metà dei casi, le persone siano state colpite dalla Taser quando erano già ammanettate, dentro un veicolo o una cella di polizia e in celle separate negli ospedali psichiatrici, in ogni caso senza che il loro comportamento costituisse una seria minaccia.
Ad oggi, dopo sei mesi di sperimentazione, il ministero dell’Interno ha solo reso noto il numero totale degli utilizzi, senza fornire nessun ulteriore dettaglio (età della persona, genere, provenienza, circostanze ecc.) sui singoli episodi di impiego e sui relativi esiti.
Inoltre, non risulta essere stato condotto (o, quanto meno, non è stato reso pubblico) uno studio rigoroso e indipendente sugli effetti sulla salute per stabilire le conseguenze dell’utilizzo della pistola Taser sulle persone, specie su soggetti potenzialmente a rischio.
Negli Usa e in Canada, dove la Taser è utilizzata da quasi 20 anni, il numero delle morti direttamente o indirettamente correlate a quest’arma ha superato il migliaio. Nel 90 per cento dei casi, le vittime erano disarmate. Gli studi medici a disposizione sono concordi nel ritenere che l’uso delle pistole Taser abbia avuto conseguenze mortali su soggetti con disturbi cardiaci o le cui funzioni, nel momento in cui erano stati colpiti, erano compromesse da alcool o droga o, ancora, che erano sotto sforzo, ad esempio al termine di una colluttazione o di una corsa.
Di fronte a un uso standardizzato delle pistole Taser da parte delle forze di polizia, compresa la polizia locale, rinnoviamo con urgenza le richieste fatte nel 2018 affinché siano adottate tutte le precauzioni e messi a disposizione i necessari studi medici onde scongiurare al massimo gli effetti letali di un’arma “non letale”.