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In occasione della riunione dei ministri della Giustizia e degli Affari interni dell’Unione europea (Ue), in programma a Lussemburgo il 5 e 6 giugno, Amnesty International ha rinnovato l’urgente richiesta di porre i diritti dei migranti, dei rifugiati e dei richiedenti asilo al primo posto nelle politiche dell’Ue in tema d’immigrazione e asilo, al fine di salvare vite umane.
Con l’arrivo dell’estate, si prevede che un numero sempre maggiore di persone intraprenderà un pericoloso viaggio verso l’Europa, in cerca di salvezza e rifugio, disposte a rischiare qualunque cosa, compresa la vita. L’Europa deve aumentare urgentemente le sue attività di ricerca e soccorso nel mar Mediterraneo e nel mar Egeo per evitare ulteriori tragedie.
“Giorno dopo giorno, persone disperate intraprendono viaggi pericolosi, sperando di trovare salvezza e una vita migliore in Europa” – ha dichiarato Nicolas Beger, direttore dell’ufficio di Amnesty International presso le istituzioni europee. “Eppure, ancora una volta, gli stati membri dell’Ue si concentrano sulle misure per prevenire l’immigrazione, mentre le persone pagano il prezzo più alto”.
Dopo i naufragi dell’ottobre 2013 al largo di Lampedusa, che costarono la vita a oltre 500 persone, i leader dell’Unione europea mostrarono dolore e solidarietà auspicando il non ripetersi di ulteriori tragedie alla frontiera marittima. Nonostante la creazione, lo stesso mese, di una task force per il Mediterraneo, gli stati membri hanno fatto ben poco di concertato e concreto.
Al contrario, l’Europa sta erigendo barriere sempre più alte per tenere fuori persone che, di conseguenza, sono costrette a scegliere rotte sempre più pericolose. Annegamenti e tragedie in mare rimangono drammaticamente all’ordine del giorno. Secondo un recente rapporto di analisi del rischio dell’agenzia europea per le frontiere Frontex, sempre più migranti irregolari prendono il mare verso l’Europa. Nei soli primi cinque mesi del 2014, oltre 200 uomini donne e bambini hanno perso la vita nel Mediterraneo e nell’Egeo e centinaia risultano ancora dispersi. Molti fuggivano da paesi tormentati dalla guerra, come la Siria e l’Eritrea.
“Piuttosto che scoraggiare chi è in stato di bisogno, l’approccio preventivo dell’Ue sta mettendo vite umane in pericolo. Non importa quando saranno alti i nostri muri, le persone cercheranno sempre di scappare dai conflitti e dalla povertà” – ha precisato Beger.
Le alternative per salvare vite umane esistono, ha sottolineato Amnesty International.
L’operazione Mare nostrum, lanciata dall’Italia il 18 ottobre 2013, ha finora salvato oltre 30.000 rifugiati e migranti e il numero è in crescita. Attraverso un significativo spiegamento di mezzi in un’ampia zona del Mediterraneo e l’assistenza a ogni imbarcazione sovraccarica in avaria, l’Italia ha soccorso le persone che stavano correndo enormi rischi in mare. Devono essere comunque chiariti alcuni aspetti dell’operazione, per stabilire se essa venga svolta nel pieno rispetto del diritto internazionale: ad esempio, le condizioni in cui le navi adibite alla ricerca e al soccorso possono aprire il fuoco sui natanti che incontrano. L’Italia deve inoltre impegnarsi a fondo per far sì che i centri di ricevimento e accoglienza dei migranti e dei rifugiati operino in linea coi suoi obblighi internazionali sui diritti umani.
“L’operazione Mare nostrum va applaudita” – ha affermato Beger. “Ma l’Italia non può essere lasciata da sola a svolgere quest’azione salva-vite. Gli stati membri dovrebbero prendere l’impegno comune di incrementare le attività di ricerca e soccorso, per garantire la sostenibilità di questo vitale intervento umanitario”.
Il Consiglio giustizia e affari interni costituirà un’opportunità decisiva affinché gli stati membri s’impegnino a rafforzare le attività di ricerca e soccorso. Gli stati membri dovranno inoltre riflettere sulle cause per cui le persone rischiano la loro vita su imbarcazioni inadatte alla navigazione. Per assicurare davvero un approccio basato sulla protezione, è essenziale aprire canali sicuri d’ingresso in Europa per i rifugiati. Questo può essere fatto attraverso un più alto numero di reinsediamenti, l’incremento dei programmi di ammissione umanitaria e facilitando le riunificazioni familiari.
Alla fine del 2013 il Libano – un paese con meno di quattro milioni e mezzo di abitanti – ospitava 800.000 rifugiati siriani. Nello stesso periodo, circa 82.000 rifugiati siriani erano riusciti a raggiungere l’Europa in cerca di protezione. L’Ue nel suo complesso deve assicurare il rispetto dei suoi obblighi di salvare vite umane, invece di parlare di una crisi umanitaria.
“È davvero giunto il momento che gli stati membri dell’Ue comprendano che le misure preventive non stanno funzionando. I movimenti umani sono una realtà, specialmente quando le persone sono disperate. Ecco perché occorrono urgenti misure di protezione. Il Consiglio giustizia e affari interni è un’occasione per gli stati membri di invertire finalmente la rotta delle loro politiche in tema d’immigrazione e asilo, prima che altre vite umane vadano perdute” – ha concluso Beger.
Ulteriori informazioni
Il 28 maggio, Amnesty International Italia ha chiesto al ministro dell’Interno Angelino Alfano un incontro di approfondimento in vista della presidenza italiana dell’Ue e chiedendo al governo di sostenere, a partire dall’importante Consiglio giustizia e affari interni, di sostenere le seguenti raccomandazioni all’Ue affinché:
– aumenti la capacità di ricerca e soccorso, in modo concertato, al fine di coprire tutte le maggiori rotte migratorie verso l’Europa, attraverso sia il mar Mediterraneo che il mar Egeo;
– stringa accordi efficaci sullo sbarco a terra delle persone che siano aderenti agli standard internazionali sui diritti umani e al diritto internazionale dei rifugiati;
– si assicuri che gli sbarchi a terra avvengano, in ogni circostanza, in un porto sicuro, essendo questo inteso come luogo in cui i diritti fondamentali dei migranti e dei rifugiati sono protetti e il principio di non respingimento viene rispettato;
– faccia dei diritti umani la pietra angolare di qualsiasi forma di cooperazione internazionale coi paesi terzi, in materia di controllo dell’immigrazione;
– crei canali sicuri di accesso all’Europa per i rifugiati.