Tempo di lettura stimato: 4'
In occasione della Giornata nazionale degli studenti, che si celebra in Iran il 7 dicembre per commemorare la morte di tre studenti nel corso di una manifestazione nella capitale Teheran il 7 dicembre 1953, Amnesty International ha chiesto la scarcerazione immediata di decine di attivisti dei movimenti studenteschi, in prigione anche da tre anni.
A partire dalle contestate elezioni presidenziali del 2009, le autorità iraniane hanno represso anche in modo violento le manifestazioni pacifiche degli studenti nei campus universitari in occasione del 7 dicembre.
La repressione si è intensificata negli ultimi mesi, con decine di studenti arrestati, convocati in carcere per scontare sentenze o espulsi dalle università.
Tra gli studenti prigionieri di coscienza di cui Amnesty International sollecita il rilascio, figurano:
Majid Tavakkoli, arrestato il 7 dicembre 2009 dopo aver concluso con un discorso una manifestazione pacifica all’Università di scienze tecnologiche Amir Kabir di Teheran, cui era iscritto. Dopo l’arresto è stato picchiato. Dopo un processo iniquo, nel gennaio 2010 è stato condannato a nove anni di carcere, che sta scontando nella prigione di Raja’i Shahr, per ‘partecipazione a riunione illegale’, ‘diffusione di propaganda contro il sistema’ e’offesa a pubblico ufficiale’. Come pena aggiuntiva, non potrà mai più iscriversi all’università e per cinque anni non potrò prendere parte ad attività politiche.
Bahareh Hedayat, attivista per i diritti delle donne ed esponente del Comitato centrale dell’Ufficio per il consolidamento dell’unità (un’associazione studentesca nazionale che chiede riforme politiche e lotta contro le violazioni dei diritti umani), arrestata il 31 dicembre 2009. È stata condannata a 10 anni di carcere per ‘offesa al presidente’, ‘offesa alla Guida suprema’, ‘riunione e collusione per commettere crimini contro la sicurezza nazionale’ e ‘diffusione di propaganda contro il sistema’. Il 30 ottobre, insieme ad altre nove detenute del carcere di Evin, ha intrapreso uno sciopero della fame di una settimana per protestare contro le umilianti e degradanti perquisizioni corporali eseguite dal personale femminile della prigione, che aveva anche sequestrato loro effetti personali. La protesta è terminata quando la direzione del carcere ha promesso l’apertura di un’inchiesta sui loro reclami.
Sayed Ziaoddin (Zia) Nabavi, esponente del Consiglio per l’avanzamento del diritto all’istruzione, arrestato il 14 giugno 2009 dopo che aveva preso parte a una protesta di massa contro il risultato ufficiale delle elezioni presidenziali. Nel 2007 era stato espulso dall’università per aver conseguito i tre ‘asterischi’, corrispondenti ad altrettante partecipazioni a pacifiche attività politiche. È stato condannato a 10 anni di carcere per vaghe accuse di ‘inimicizia contro Dio’, da scontare in esilio interno lontano dalla famiglia, nella prigione di Karoun, nella città sudoccidentale di Ahvaz.
FINE DEL COMUNICATO Roma, 7 dicembre 2012
Per approfondimenti e interviste:
Amnesty International Italia – Ufficio stampa
Tel. 06 4490224 – cell. 348 6974361, e-mail press@amnesty.it