Iran: arrestata Raheleh Rahemipour, “colpevole” di cercare notizie sui familiari scomparsi

12 Settembre 2017

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La notte tra il 10 e l’11 settembre tre agenti del ministero dell’Intelligence hanno prelevato dalla sua abitazione di Teheran, senza esibire alcun mandato, l’attivista per i diritti umani iraniana Raheleh Rahemipour, che dalla fine degli anni Ottanta cerca di avere notizie sulla sorte di suo fratello e della sua nipotina Golrou. Dal momento dell’arresto, Rahemipour non ha potuto contattare i suoi legali.

Al momento dell’arresto, Rahemipour era in attesa dell’appello contro la condanna a un anno di carcere inflittale nel febbraio 2017 per “propaganda contro il sistema”. Le “prove” presentate contro di lei erano consistite in alcune interviste e nella partecipazione a una manifestazione pacifica, durante la quale era stata fotografata col cartello “Avete assassinato mio fratello. Che avete fatto a sua figlia?“.

Hossein Rahemipour, fratello di Raheleh, era stato arrestato nell’agosto 1983 insieme alla moglie incinta in quanto militanti di un gruppo di opposizione politica. Un anno dopo la famiglia aveva ricevuto una telefonata dalla prigione di Evin con cui si chiedeva di ritirare i suoi effetti personali, segno che l’uomo era stato messo a morte. Il suo corpo non è mai stato restituito alla famiglia, che ha anche chiesto invano di ricevere un certificato di morte.

La piccola Golrou, nata a Evin nell’aprile 1984, venne prelevata quando aveva solo due settimane di vita per “esami medici” e non fu mai più rivista. Anche di lei, le autorità non hanno fornito alcuna informazione né restituito il corpicino alla famiglia.

La storia di Raheleh Rahemipour è descritta nel rapporto “Nella ragnatela della repressione: difensori dei diritti umani sotto attacco in Iran“, pubblicato il 2 agosto 2017.