Tempo di lettura stimato: 6'
Iran, Amnesty International conferma: decine di manifestanti feriti nelle proteste per l’abbattimento dell’aereo ucraino
Attraverso l’analisi di filmati e fotografie e i resoconti di vittime e testimoni oculari, Amnesty International è giunta alla conclusione che le forze di sicurezza iraniane hanno agito illegalmente nei confronti dei manifestanti scesi in strada per protestare dopo l’ammissione, da parte delle autorità di Teheran, dell’abbattimento di un aereo di linea ucraino.
L’11 e il 12 gennaio le forze di sicurezza hanno mirato ai manifestanti con fucili ad aria compressa normalmente impiegati per la caccia e usato proiettili di gomma, lacrimogeni e spray al peperoncino per disperdere i manifestanti, prendendoli anche a calci, pugni e manganellate e compiendo arresti arbitrari.
“Pare incredibile che le forze di sicurezza abbiano represso con la violenza la protesta pacifica di chi chiedeva giustizia per i 176 passeggeri morti a bordo dell’aeroplano ed esprimevano la propria rabbia per i dinieghi iniziali delle autorità iraniane“, ha dichiarato Philip Luther, direttore delle ricerche sul Medio Oriente e l’Africa del Nord di Amnesty International.
“L’uso della forza illegale visto nelle ultime manifestazioni è una costante dell’operato delle forze di sicurezza iraniane“, ha commentato Luther.
Le testimonianze e le immagini ricevute da Amnesty International dimostrano che le forze di sicurezza hanno colpito i manifestanti con proiettili di gomma e con pallini da caccia dalla punta piombata, che hanno causato dolorose ferite e in alcuni casi hanno reso necessaria la loro rimozione con interventi chirurgici.
Amnesty International ha potuto validare decine di video che mostrano le forze di sicurezza – tra le quali anche i paramilitari basij e agenti in borghese – lanciare gas lacrimogeni su manifestanti pacifici.
L’organizzazione per i diritti umani ha anche ricevuto numerose fotografie di manifestanti feriti, allegate a messaggi nei quali gli autori affermavano che avevano evitato di presentarsi al pronto soccorso per farsi rimuovere i pallini da caccia.
Le forze di sicurezza e di intelligence presidiano con molti uomini alcuni ospedali e in alcuni casi avrebbero tentato di trasferire i manifestanti feriti negli ospedali militari. Nella capitale Teheran diversi ospedali hanno rimandato indietro manifestanti feriti avvisandoli che in caso contrario avrebbero rischiato l’arresto.
Una persona di Shiraz, nella provincia di Fars, ha raccontato cosa è accaduto il 12 gennaio durante una manifestazione di solidarietà per le vittime dell’aereo ucraino:
“[Le forze di sicurezza] urlavano e picchiavano tutti coi manganelli, anche chi si trovava là per caso. Giovani o vecchi, donne o uomini non faceva differenza“.
Mahsa, una testimone di Teheran, ha riferito che le forze di sicurezza hanno lanciato i lacrimogeni all’interno della stazione della metropolitana di Shademan per impedire alle persone di uscire per prendere parte a una protesta:
“C’erano tanti lacrimogeni. Ero così nel panico che all’inizio neanche mi sono accorta di essere stata colpita dai pallini appuntiti. Ora il mio cappotto è pieno di buchi e ho ferite lungo il corpo“.
Mahsa è stata respinta da tre ospedali e persino da una clinica veterinaria dove era andata a chiedere aiuto.
Amnesty International ha ricevuto notizie relative a decine di persone arrestate, compresi studenti universitari, ad Ahvaz (provincia del Khuzestan), Esfahan (provincia omonima), Zanjan (provincia omonima), Amol e Babol (provincia del Mazandaran), Bandar Abbas (provincia dell’Hormozgan), Kermanshah (provincia omonima), Sanandaj (provincia del Kurdistan), Mashhad (provincia del Razavi Khorasan province), Shiraz (provicia di Fars), Tabriz, (provincia dell’Azerbaigian orientale) e Teheran.
In almeno due città, Amol e Teheran, le autorità hanno negato ai familiari delle persone arrestate informazioni sulla sorte dei loro cari, rendendosi responsabili in questo modo del crimine di sparizione forzata.
Amnesty International ha ricevuto anche segnalazioni di maltrattamenti e torture e una denuncia di violenza sessuale ai danni di una donna arrestata nel corso di una manifestazione: durante gli interrogatori è stata costretta a un rapporto orale e un agente delle forze di sicurezza ha tentato di violentarla.
“Ancora una volta le forze di sicurezza iraniane hanno attaccato i diritti dei loro cittadini alla libertà di manifestazione pacifica e di espressione e hanno fatto ricorso a tattiche illegali e brutali“, ha sottolineato Luther.
Ulteriori informazioni
Le proteste, iniziate l’11 gennaio quando, al termine di tre giorni di diniego, le autorità iraniane hanno ammesso di aver involontariamente abbattuto un aereo di linea ucraino, si sono rapidamente ampliate fino a chiedere la trasformazione del sistema politico del paese, un referendum costituzionale e la fine della repubblica islamica.
Durante la precedente serie di proteste, tra il 15 e il 18 novembre le forze di sicurezza avevano ucciso almeno 300 manifestanti ed eseguito migliaia di arresti.
Amnesty International ha chiesto agli stati membri del Consiglio Onu dei diritti umani di convocare una sessione speciale per avviare un’inchiesta sulle uccisioni illegali di manifestanti, sull’ondata di arresti e sulle torture ai danni dei detenuti.