Iran: dov’è Ahmadreza Djalali?

8 Luglio 2025

Illustrazione di Gianluca Costantini

Tempo di lettura stimato: 2'

Approfondimento a cura del Coordinamento tematico sulla pena di morte. Per restare aggiornato iscriviti alla newsletter. Per consultare i numeri precedenti clicca qui.

Cresce la preoccupazione per la sorte di Ahmadreza Djalali, l’accademico svedese-iraniano arrestato arbitrariamente il 25 aprile 2016 mentre era in viaggio d’affari in Iran e accusato di spionaggio a favore di Israele. Dopo gli attacchi israeliani del 13 giugno, in Iran sono state arrestate centinaia di persone con l’accusa di “collaborazione” o “spionaggio” e, dal 16 giugno, le autorità hanno messo a morte arbitrariamente almeno sei persone per questo tipo di accuse.

Nei giorni scorsi è stato reso noto che il 24 giugno Ahmadreza Djalali, in precarie condizioni di salute, è stato trasferito dal carcere di Evin in un luogo al momento ignoto. La sua esecuzione potrebbe essere imminente.

Chiediamo con urgenza di fermare ogni piano per la sua esecuzione e di scarcerarlo immediatamente. Abbiamo tre modi per farlo: contattando l’ambasciata iraniana a Roma inviando un appello via email; firmando e facendo firmare l’appello online per scongiurare qualsiasi piano di esecuzione, chiedere di annullare la condanna a morte e di scarcerare Ahmadreza Djalali immediatamente; condividendo sui profili social la sua storia taggando le autorità iraniane.

Facciamoci sentire e agiamo subito per sapere dove si trova e per chiedere di non metterlo a morte e di rilasciarlo immediatamente. Come ci ha scritto Vida Mehrannia, moglie di Ahmadreza Djalali, “queste azioni coordinate sono fondamentali per salvare la vita di Ahmadreza“.
Attiviamoci adesso. Ogni minuto è prezioso.

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cifre

I dati sulla pena di morte nel 2024 e nel 2025

La pena di morte è stata abolita in più della metà degli stati del mondo: 112 stati sono totalmente abolizionisti, 23 stati sono considerati abolizionisti di fatto perché non eseguono condanne a morte da almeno 10 anni o hanno assunto l’impegno a livello internazionale a non ricorrere alla pena capitale; altri nove stati hanno cancellato la pena di morte per i reati ordinari. In totale, dunque, 144 stati hanno abolito la pena di morte nella legge o nella prassi; 55 stati la mantengono in vigore, ma quelli che eseguono condanne a morte sono un terzo.

Esecuzioni nel 2024*

Condanne a morte eseguite al 18 maggio 2025*

* questa lista contiene soltanto i dati sulle esecuzioni di cui Amnesty International è riuscita ad avere notizia certa. In alcuni paesi asiatici e mediorientali il totale potrebbe essere molto più elevato. Dal 2009, Amnesty International ha deciso di non pubblicare la stima delle condanne a morte e delle esecuzioni in Cina, dove questi dati sono classificati come segreto di stato. Ogni anno, viene rinnovata la sfida alle autorità cinesi di rendere disponibili queste informazioni che si ritiene essere nell’ordine di migliaia, sia di esecuzioni che di condanne a morte.

 

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Altre notizie

Vietnam – Il Vietnam ha ridotto da 18 a 10 il numero di reati punibili con la pena di morte. L’assemblea nazionale ha infatti approvato un emendamento al codice penale che abroga la pena di capitale in caso di sabotaggio di infrastrutture statali, produzione e distribuzione di medicinali contraffatti, spionaggio, trasporto di sostanze narcotiche, corruzione e accettazione di tangenti e in caso di comportamenti atti a distruggere la pace e provocare una guerra di aggressione. A partire dal 1° luglio le condanne a morte emesse per questi reati saranno commutate in ergastolo. Restano capitali reati come omicidio, abuso sessuale su minori, terrorismo. A beneficiare della nuova normativa sarà anche Truong My Lan, condannata a morte per il suo coinvolgimento nel più grande caso di frode finanziaria del Vietnam, che potrà ottenere – secondo quanto già reso noto dal suo avvocato – di una riduzione della pena. “L’attuale struttura della pena di morte è problematica e, in alcuni casi, non è in linea con l’evoluzione delle condizioni socioeconomiche e con la realtà della prevenzione del crimine. L’abolizione della pena di morte per diversi reati favorirà anche la cooperazione internazionale“, ha spiegato il Ministro della Pubblica sicurezza Luong Tam Quang. Amnesty ha registrato almeno 150 condanne a morte lo scorso anno, 121 inflitte per reati legati alla droga, 3 a donne e 5 a cittadini stranieri. Due condanne sono state invece imposte per reati economici, come la corruzione. Non è noto invece il numero delle esecuzioni che sono classificate come segreti di Stato in Vietnam.

Corea del Nord – Salgono da 11 a 16 i reati capitali a seguito di una recente riforma del codice penale. Le nuove disposizioni prevedono l’introduzione di un nuovo reato per la profanazione dei simboli nazionali, come la bandiera o l’emblema statale, e coinvolgano reati legati alla droga, all’ideologia reazionaria e alla cultura straniera, inclusa la cosiddetta Hallyu, l’onda culturale sudcoreana che comprende K-pop, drama e linguaggio popolare. Un esempio emblematico è l’uso della parola “oppa” che in Corea del Nord viene utilizzato esclusivamente dalle donne per riferirsi al fratello maggiore, mentre in Corea del Sud è diventato un termine affettuoso usato anche per rivolgersi a fidanzati, amici maschi più grandi o celebrità. L’uso sudcoreano del termine è visto come un’influenza culturale pericolosa e potenzialmente antisocialista, una sorta di invasione ideologica straniera legata in particolare alla Hallyu, che comprende non solo musica e serie tv ma anche modi di parlare e di relazionarsi, ritenuti sovversivi e decadenti e, quindi, un potenziale pericolo per la stabilità del sistema. Le modifiche legislative si inseriscono in un contesto già particolarmente complesso sul fronte dei diritti umani. Secondo le Nazioni Unite e numerose organizzazioni per i diritti umani, la Corea del Nord è tra i paesi più repressivi in ordine a libertà fondamentali come religione, espressione o circolazione. Peraltro, la mancanza di trasparenza e di fonti di informazione indipendenti, nonché le limitazioni nell’accesso al paese, rendono complicate la verifica di dati e rapporti: scarse informazioni, ad esempio, si hanno riguardo l’uso della pena di morte. Nel 2024, i media stranieri hanno riferito di diverse esecuzioni, anche per atti che non raggiungono la soglia dei “reati più gravi” o che comunque non possono proprio essere considerati come crimini ai sensi del diritto internazionale.

IranMojahed (Abbas) Kourkouri, arrestato alla fine del 2022 nel picco delle manifestazioni del movimento Donna Vita Libertà, è stato impiccato l’11 giugno dopo un processo gravemente irregolare. Kourkouri è stato messo a morte con l’accusa di aver preso parte all’uccisione di un bambino di nove anni, Kian Pirfalak, durante una protesta. La famiglia della vittima ha sempre attribuito l’uccisione alle forze di sicurezza iraniane. A Kourkouri è stata negata la difesa legale durante le indagini e sulle sue accuse di tortura non sono mai stati fatti accertamenti. Con lui, sono 11 le persone messe a morte in relazione alla partecipazione alle proteste del movimento Donna Vita Libertà. Non si arresta l’ondata di esecuzioni nel paese. Secondo i rapporti delle organizzazioni Hrana e Hengaw, sarebbero almeno 160 le persone messe a morte nel mese di maggio, il totale mensile più alto dall’inizio dell’anno. Gran parte delle esecuzioni riguardano i reati di omicidio (71) e di droga (68). E anche nel mese di giugno, la macchina della morte non si è fermata. Il solo carcere di Ghezel Hesar a Karaj è stato teatro delle esecuzioni di ben nove prigionieri il 2 giugno (tre per reati di droga, cinque per omicidio e uno per stupro e omicidio) e altri cinque l’11 giugno per reati di droga. Quattro uomini sono stati impiccati invece nella prigione centrale di Mashhad (Vakil Abad) il 7 giugno 2025, in tre casi per crimini di droga, il quarto per omicidio.

Usa – Il governatore della Georgia, Brian Kemp, ha firmato la legge HB 123 per proteggere le persone con disabilità intellettiva dalla pena di morte. Lo rende noto il Southern Center for Human Rights (SCHR) che nel corso degli ultimi venti anni ha lavorato strenuamente, insieme ad altre organizzazioni umanitarie, per raggiungere questo risultato. La Georgia era l’unico stato americano che obbligava le persone a dimostrare la propria disabilità oltre ogni ragionevole dubbio per evitare l’esecuzione, nonostante una sentenza della Corte Suprema del 2002 (causa Atkins v. Virginia) avesse stabilito che l’esecuzione di persone con disabilità intellettiva costituisce una punizione crudele e inusuale.
La nuova legge introduce due modifiche fondamentali alla legislazione della Georgia. Abbassa lo standard di prova da oltre ogni ragionevole dubbio sulla prevalenza di prova, allineando la Georgia a quasi tutti gli altri Stati e garantisce che la determinazione della disabilità intellettiva sia separata dalla determinazione della colpevolezza nei casi di pena capitale affinché possa essere migliorata l’accuratezza nei procedimenti, riducendo i pregiudizi nel processo decisionale.

Brevi dal mondo

9 giugnoNove persone con disabilità si trovano attualmente nel braccio della morte nelle carceri del Punjab, in Pakistan. Come confermato dalle autorità carcerarie, queste persone sono affette da disabilità fisiche gravi e necessitano di cure specifiche. La loro esecuzione violerebbe chiaramente gli obblighi internazionali del Pakistan in materia di diritti umani. Amnesty International chiede l’immediata commutazione della loro condanna a morte e un riesame urgente di tutti i casi di condannati a morte con disabilità. Ad aggravare la situazione è il sovraffollamento estremo delle carceri del paese. Oltre 67mila persone sono detenute in carceri progettate per ospitare non più di 38mila prigionieri. I detenuti condannati a morte restano in attesa di esecuzione spesso per più di un decennio, in condizioni disumane e senza accesso a cure mediche adeguate o a un giusto processo.

17 giugno – Passo in avanti delle forze democratiche della Bielorussia verso l’allineamento della visione futura del loro paese agli standard europei in materia di diritti umani grazie all’adozione di un Memorandum sull’abolizione della pena di morte, approvato dal Consiglio di Coordinamento e sostenuto dal Gabinetto di Transizione Unito e dall’Ufficio di Sviatlana Tsikhanouskaya, leader dell’opposizione bielorussa. L’adozione di questo Memorandum nasce dalle discussioni tenutesi in occasione del seminario organizzato dal Consiglio d’Europa a Varsavia il 5 marzo 2025 nell’ambito del Gruppo di contatto tra il Consiglio d’Europa, le forze democratiche e la società civile bielorusse. L’obiettivo di questo seminario era esaminare le sfide politiche, sociali e giuridiche legate all’abolizione della pena di morte e discutere i potenziali prossimi passi per preparare il terreno all’abolizione della pena di morte in Bielorussia, l’unico Paese in Europa ad applicare ancora questo trattamento inumano e degradante.

25 giugnoOh Gyeong-mu, condannato a morte nel 1967 in Corea del Sud per aver violato la legge sulla sicurezza nazionale e quella anticomunista in vigore all’epoca, è stato completamente scagionato a distanza di oltre mezzo secolo dall’esecuzione avvenuta nel 1972. Nel 1966 i due fratelli maschi della famiglia Oh erano stati condotti con l’inganno in Corea del Nord dal fratellastro maggiore, Oh Gyeong-ji, dove furono trattenuti per 40 giorni e sottoposti all’educazione ideologica del regime di Pyongyang. Al ritorno in Corea del Sud, entrambi si consegnarono volontariamente alle autorità ma il regime di Seul, guidato dal dittatore Park Chung-hee, usò metodi repressivi, tra cui la tortura, per costringerli a rilasciare confessioni false. Accusati di agire come spie nordcoreane furono condannati per spionaggio: a morte Oh Gyeong-mu, a 15 anni di reclusione Oh Gyeong-dae. L’esecuzione ebbe luogo cinque anni dopo. Nel 2023 la Corte centrale distrettuale, dopo una revisione del caso, emise un verdetto di non consapevolezza, confermato ora anche dalla Corte suprema.

27 giugno – La Corte Suprema del Pakistan ha assolto Anwar Kenneth, un cristiano di 72 anni che ha trascorso più di vent’anni nel braccio della morte per blasfemia. Decisivo nella decisione dei giudici della Corte la salute mentale di Kenneth: secondo la legge pakistana, le persone con malattie mentali non possono essere ritenute penalmente responsabili per reati di blasfemia. Le organizzazioni per i diritti delle minoranze hanno accolto il verdetto come un atto di giustizia atteso da tempo. Il caso ha però riacceso il dibattito sulle leggi pakistane sulla blasfemia, che secondo le associazioni umanitarie sono spesso utilizzate per colpire le minoranze religiose e le persone vulnerabili.

 


Buone notizie

India – Il 12 giugno 2025 l’Alta corte di Calcutta ha commutato in ergastolo col divieto per 40 anni di chiedere una revisione della pena la condanna a morte nei confronti di un 24enne giudicato colpevolezza del femminicidio della sua ex fidanzata.

Kenya – Il 16 giugno 2025 una corte d’appello ha scarcerato Lulu Adu, chiedendo anche ufficialmente scusa, dopo 18 anni trascorsi nel braccio della morte. Adu, quando aveva 17 anni, era stato giudicato erroneamente colpevole di aver preso parte a una rapina a mano armata.

Malesia – Il 6 giugno 2025 una corte d’appello ha commutato in 30 anni di carcere la condanna a morte di un cittadino di Myanmar che era stato giudicato colpevole dell’omicidio della sua datrice di lavoro.

Nigeria – Il 28 maggio 2025 il governatore dello stato del Niger ha graziato 11 condannati a morte che erano stati coinvolti in dispute mortali tra comunità per il possesso della terra.

Pakistan – Il 25 giugno 2025 la Corte suprema ha annullato, stabilendo la piena assoluzione del prigioniero, la condanna a morte di Anwar Kenneth, un uomo di religione cristiana che nel 2002 era stato giudicato colpevole di blasfemia.

Spagna – Il 28 maggio 2025 un tribunale ordinato, a causa del rischio dell’emissione di una condanna a morte, la sospensione dell’espulsione verso Singapore di Mitchelle Ong, accusato di aver ucciso in Spagna una cittadina singaporeana e per questo ricercato dalla giustizia dello stato asiatico.

Usa/1 – Il 25 giugno 2025, in un caso molto raro, un giudice dello stato della Florida ha rovesciato il verdetto della giuria che chiedeva la pena di morte per Ysrael Granda, imputato di concorso in omicidio. Il giudice ha dichiarato insensata la richiesta della pena capitale dato che l’autore materiale dell’omicidio e altri complici avevano ricevuto pene inferiori e ha pertanto condannato l’imputato all’ergastolo.

Usa/2 – Il 26 giugno 2025 la Corte suprema federale ha dato ragione a Ruben Gutierrez, un condannato a morte del Texas la cui esecuzione venne sospesa nel 2020 e nel 2024 che chiede da oltre dieci anni che un esame del Dna dimostri che non fu il principale responsabile di un omicidio a seguito di rapina. Le leggi del Texas prevedono il test del Dna solo quando possa essere una prova d’innocenza, non anche per non emettere una condanna a morte.

Yemen – Il 25 maggio 2025 il tribunale speciale d’appello, un organo giudiziario controllato dal gruppo armato huthi, ha commutato in 15 anni di carcere la condanna a morte inflitta ad Adnan Ali Hussein al-Harazi, che era stato giudicato colpevole di spionaggio in favore di potenze ostili e raccolta di informazioni sensibili la cui diffusione aveva recato danno alla sicurezza del paese.

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