Iran, il nuovo presidente deve tener fede alle promesse sui diritti umani fatte in campagna elettorale

1 Agosto 2013

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In occasione dell’inizio del mandato presidenziale di Hassan Rouhani, previsto il 4 agosto 2013, Amnesty International ha reso note una serie di raccomandazioni sui diritti umani auspicando che la nuova leadership al potere in Iran potrà soddisfare le aspirazioni di molte iraniane e molti iraniani e invertire completamente la catastrofica situazione dei diritti umani nel paese.

Amnesty International chiede alle autorità iraniane di proteggere i diritti alla libertà d’espressione, associazione e riunione di tutti, cancellare o emendare le norme del codice penale contrarie a quei diritti, abrogare le leggi e le prasi che discriminano sulla base di razza, colore, religione, etnia, genere o altro status, revocare le restrizioni imposte ai mezzi di comunicazione, alle Ong e ai sindacati e disporre il rilascio di tutti i prigionieri di coscienza, così come dei leader dell’opposizione Mir Hossein Mousavi e Mehdi Karroubi, agli arresti domiciliari dal febbraio 2011 insieme alla moglie di Mousavi, Zahra Rahnavard.

Durante la campagna elettorale, Rouhani ha fatto una serie di promesse che, se trasformate in realtà, potrebbero migliorare la drammatica situazione dei diritti umani. Rouhani ha parlato di una ‘carta dei diritti civili’ che garantirebbe l’uguaglianza di tutti i cittadini e si è impegnato a migliorare la condizione delle donne. Amnesty International invita pertanto le autorità ad abolire o modificare tutte le leggi che prevedono restrizioni all’accesso delle donne al lavoro o all’istruzione e ad adottare una legge organica che protegga le donne da ogni forma di violenza.

Da anni, gli studenti vengono sottoposti a una forte repressione, imprigionati e privati del diritto all’istruzione. La nuova amministrazione iraniana dovrà prendere provvedimenti per garantire che tutti gli studenti arbitrariamente arrestati o allontanati dagli studi  e dall’insegnamento siano reintegrati nei loro posti.

Negli ultimi decenni, il costante uso della tortura e dei maltrattamenti è stato indice dell’atteggiamento delle autorità iraniane in materia di diritti umani. Occorrono, per Amnesty International, una chiara presa di posizione contro queste violazioni e una modifica al codice penale islamico che ancora prevede le punizioni corporali, come le frustate e le amputazioni, così come la lapidazione per adulterio.

L’Iran rimane uno dei paesi che maggiormente ricorrono alla pena di morte. Amnesty International chiede che siano assunti passi concreti verso l’abolizione della pena di morte, a cominciare dalle condanne a morte per i minorenni al momento del reato.

Amnesty International chiede inoltre che sia data priorità alla riforma del sistema giudiziario, in modo tale che siano garantiti processi equi e l’indipendenza della magistratura e si ponga fine alla prassi delle ‘confessioni’ forzate trasmesse in televisione.

Tutte le violazioni dei diritti umani dovrebbero essere indagate in modo indipendente e i responsabili essere chiamati a rispondere delle loro azioni. Come primo gesto concreto, le autorità iraniane dovrebbero permettere agli esperti sui diritti umani delle Nazioni Unite e alle Ong, compresa Amnesty International, di visitare il paese.

Amnesty International chiede infine alla comunità internazionale di esaminare l’impatto sui diritti umani delle sanzioni in vigore e di assicurare che queste ultime non contribuiscano alla violazione dei diritti economici e sociali della popolazione iraniana.