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È prevista mercoledì 13 ottobre in Iran l’esecuzione di Arman Abdolali, condannato a morte per un reato di cui è stato accusato quando aveva 17 anni.
La sua esecuzione avrebbe dovuto aver luogo già nel gennaio 2020 e nel luglio 2021 ma era stata sospesa a causa delle proteste internazionali.
Abdolali è stato condannato a morte nel dicembre 2015 al termine di un processo irregolare basato su confessioni estorte sotto tortura. Secondo il verdetto del tribunale, nel 2014 l’imputato avrebbe ucciso la fidanzata facendone sparire il corpo, dimostrando in questo modo di avere la “maturità mentale” per comprendere la natura e le conseguenze del reato commesso.
La sentenza è stata confermata dalla Corte suprema nel luglio 2016, non tenendo conto del fatto, pur emerso nei processi di primo e secondo grado, che Abdolali era stato tenuto in isolamento per 76 giorni e ripetutamente picchiato affinché firmasse una “confessione”.
Poi, nel febbraio 2020, la Corte suprema è tornata sui suoi passi ordinando un nuovo processo, conclusosi con una nuova condanna a morte. Il tribunale ha ammesso che, essendo trascorsi tanti anni, non era possibile stabilire la “maturità mentale” di Abdolali ma che, in assenza di prove del contrario, questa doveva essere data per assodata.
Amnesty International sta lanciando gli ultimi appelli alle autorità iraniane affinché la condanna a morte di Abdolali sia annullata e sia celebrato un nuovo processo secondo gli standard del diritto internazionale sui processi equi.