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Amnesty International ha condannato l’esecuzione di due attivisti politici, impiccati all’alba del 24 gennaio nella prigione di Evin, Teheran.
Ja’faz Kazemi e Mohammad Ali Haj Aghaei erano stati arrestati nel settembre 2009 e condannati per moharebeh (comportamento ostile a Dio), ‘propaganda contro il sistema’ e contatti con un gruppo di opposizione fuorilegge, l’Organizzazione dei mojahedeen del popolo iraniano (Pmoi).
Prima dell’arresto, Kazemi e Aghaei avevano visitato i loro parenti nel campo di Ashraf, in Iraq, dove vivono esiliati circa 3400 membri e sostenitori del Pmoi. Da mesi, i residenti del campo di Ashraf subiscono persecuzioni e pressioni da parte delle autorità irachene, che cercano di spingerli a lasciare il paese. Se tornassero in Iran, correrebbero forti rischi di subire violazioni dei diritti umani.
Come molti prigionieri messi a morte, Kazemi e Aghaei non hanno ricevuto un processo equo. Kazemi stato torturato per mesi, anche affinché ‘confessasse’ in televisione, cosa che ha sempre rifiutato di fare.
Nell’ultimo periodo, le esecuzioni in Iran vanno avanti al ritmo di oltre 20 a settimana. Tra i prigionieri messi a morte figurano anche Hossein Khezri, appartenente alla minoranza curda, e Ali Saremi, sospettato di far parte della Pmoi.
Due altri esponenti della minoranza curda, conosciuti come Ayub e Mosleh, rischiano l’esecuzione per l’accusa di aver partecipato ad atti sessuali e averli filmati. Amnesty International si è rivolta al capo dell’autorità giudiziaria chiedendo che non vengano messi a morte.
Dalle elezioni presidenziali del 2009, diverse persone sono state condannate a morte per presunti legami con la Pmoi. Molti rischiano l’esecuzione imminente. Amnesty International chiede siano rilasciati immediatamente e incondizionatamente. Firma l’appello!