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Mosleh Zamani è stato impiccato giovedì 17 dicembre nella prigione di Dizel Abad, a Kermanshah, insieme ad altri quattro detenuti non identificati. Si è trattato almeno della quinta esecuzione di un minorenne al momento del reato in Iran nel corso dell’anno, almeno la 46ma dal 1990.
Zamani era stato condannato a morte nel 2006, quando aveva 17 anni, per il presunto stupro della fidanzata. Quest’ultima ha inutilmente chiesto che l’impiccagione non avesse luogo, affermando che il rapporto sessuale era stato consensuale. Il giudice della corte d’appello non ha tenuto conto di queste dichiarazioni, affermando che Zamani doveva essere messo a morte ‘per dare l’esempio’ ai giovani iraniani.
L’Iran è vincolato al rispetto di due trattati internazionali che proibiscono l’uso della pena di morte nei confronti di imputati minorenni. Ciò nonostante, dal 1990 vi sono state almeno 46 esecuzioni del genere e nei bracci della morte del paese si trovano circa 140 prigionieri giudicati colpevoli di reati commessi quando avevano meno di 18 anni.
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