Tempo di lettura stimato: 3'
Il 24 ottobre la scrittrice e attivista per i diritti umani iraniana Golrokh Ebrahimi Iraee è stata convocata alla prigione di Evin, nella capitale Teheran, per iniziare a scontare una condanna a sei anni di carcere per “offesa alle figure sacre dell’Islam” e “diffusione di propaganda contro il sistema“.
Golrokh Ebrahimi Iraee è stata condannata unicamente per aver scritto un racconto, peraltro mai pubblicato, sulla lapidazione: una donna vede il film “La lapidazione di Soraya M.” – basato su una storia vera – e s’indigna a tal punto da dare fuoco a una copia del Corano.
Il racconto era stato scoperto il 6 settembre 2014, nel corso di un’ispezione delle Guardie rivoluzionarie nella casa dove Golrokh Ebrahimi Iraee viveva col marito e attivista Arash Sadeghi. In quell’occasione erano stati sequestrati computer, cd rom e altri oggetti personali della coppia.
Sadeghi si trova nel carcere di Evin dal giugno 2016 condannato a 15 anni di carcere per “diffusione di propaganda contro il sistema“, “collusione contro la sicurezza nazionale” e “offesa al fondatore della Repubblica islamica“. Le prove della sua colpevolezza sarebbero costituite da post su Facebook e mail a giornalisti e attivisti per i diritti umani all’estero così come all’emittente Bbc Persian.
Dopo il 6 settembre 2014, Golrokh Ebrahimi Iraee era stata trattenuta per 20 giorni a Evin senza poter incontrare avvocati e familiari, subendo estenuanti interrogatori bendata e col volto al muro mentre ascoltava le urla del marito, torturato nella cella accanto.
Il processo è stato del tutto irregolare. Dei due avvocati nominati dall’imputata, una è stata costretta dalle minacce ad abbandonare il caso mentre alla seconda è stato impedito di assumerlo. La seconda udienza si è svolta mentre Golrokh Ebrahimi Iraee era in ospedale per un intervento chirurgico.
Amnesty International sollecita le autorità iraniane ad annullare le condanne di Arash Sadeghi e di Golrokh Ebrahimi Iraee.
Nel loro commento all’ultimo rapporto del Segretario generale delle Nazioni Unite sulla situazione dei diritti umani in Iran, le autorità di Teheran hanno confermato che la lapidazione è ancora prevista per il “reato” di adulterio e che tale sanzione è “efficace come deterrente e per proteggere la morale”.
Amnesty International è al corrente di almeno un caso di una donna, Fariba Khaleghi, che è in attesa di esecuzione dopo essere stata condannata alla lapidazione.