Tempo di lettura stimato: 2'
Manipolando una volta di più il sistema giudiziario, le autorità iraniane hanno ripristinato una condanna a 20 anni di carcere, precedentemente dimezzata, nei confronti di sette esponenti della minoranza religiosa Baha’i. La decisione risale al 18 marzo ma è stata resa nota solo il 31 marzo.
I sette Baha’i, cinque uomini e due donne, erano stati arrestati nel 2008 e condannati, nell’agosto 2010, a 20 anni di carcere per vari reati tra cui ‘spionaggio in favore di Israele’, ‘insulto alle santità religiose’ e ‘propaganda contro il sistema’. A settembre, la pena era stata ridotta a 10 anni.
Fariba Kamalabadi, Mahvash Sabet, Jamaloddin Khanjani, Afif Naeimi, Saeid Rezaie, Behrouz Tavakkoli e Vahid Tizfahm sono detenuti nel famigerato carcere di Reja’i Shahr. Alcuni di essi sono anziani e in precarie condizioni di salute. Amnesty International continuerà a lanciare appelli per la loro scarcerazione.
La repressione nei confronti dei Baha’i in Iran è aumentata negli ultimi anni: sono almeno 79 i fedeli di questa religione in carcere.