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Amnesty International ha espresso soddisfazione per il rilascio di una settantina di prigionieri di coscienza e prigionieri politici, condannati per vaghi reati ‘di sicurezza’ tra i quali la partecipazione alle proteste che seguirono, nel giugno 2009, alle contestate elezioni presidenziali. Facevano parte di un gruppo di 100 prigionieri graziati dal Leader supremo Ali Khamenei il 27 agosto, alla vigilia di Eid al-Fitr, la celebrazione che segna la fine del mese islamico di Ramadan. Secondo i mezzi d’informazione ufficiali, con un altro decreto sarebbero stati graziati altri 1218 prigionieri.
Tra le persone tornate in libertà figurano il dottor Arash Alaei, Milad Asadi e Mohammad Pour Abdollah, per il cui rilascio Amnesty International aveva lanciato una campagna. La maggior parte delle persone scarcerate avevano comunque scontato oltre la metà della pena e avevano titolo a un provvedimento di grazia.
Altre persone rilasciate sono: Ehsan Abdoh Tabrizi, Laleh Hassanpour, Zahra Jabbari, Kayvan Farzin, Amir Aslani, Sourena Hashemi, Mohsen Ghamin, Arsalan Abadi, Nazanin Hassan Nia, Soussan Tebyanian, Akram Heydarian, Sama Shamlou, Fatemeh Darvish, Ali Behzadian Nejad, Hamid Reza Nojoumi, Abolfazl Ghassemi, Kourosh Ghassemi, Artin Ghazanfari, Gholamreza Azadi, Meysam Roudaki, Amir Hossein Ghanbari, Omid Sharifi Dana, Behnam Ansari, Rouhollah Mirzakhani, Massoud Yazdchi, Mohsen Mokhtari, Sajjad Moradi, Ali Malihi, Fatemeh Khorramjou, Kiarash Kamrani, Hamid Samiei, un professore dell’Università di Esfahan di nome Mousavi, Omid Esmailzadeh e Mojtaba Hashemi.
Tuttavia, sottolinea Amnesty International, molti altri prigionieri rimangono reclusi in condizioni precarie nelle sovraffollate prigioni iraniane, andando spesso incontro, in questo modo, a gravi problemi di salute: gli avvocati Nasrin Sotoudeh, Mohammad Seyfzadeh, Javid Houtan Kiyan e Mostafa Daneshju; i giornalisti Ahmad Zeidabadi, Abdollah Momeni, Isa Saharkhiz, Bahman Ahmadi Amou’i, Mohammad Mourizad e Keyvan Samimi (che recentemente si è ammalato di tumore al fegato e che rischia di non ricevere le necessarie cure mediche); e gli studenti Behareh Hedayat, Majid Tavakkoli, Zia Nabavi, Ashkan Zahabian e Mahdieh Golrou.
Ancora in prigione restano anche attivisti per i diritti umani e per i diritti delle minoranze, come Abolfazl Abedini Nasr (già portavoce degli Attivisti per i diritti umani in Iran), Mohammad Sadiq Kabudvand (curdo, fondatore dell’Organizzazione per i diritti umani del Kurdistan), Ronak Safazadeh (un altro esponente della minoranza curda) e Sa’id Metinpour (membro della minoranza azera e promotore di una campagna in favore di maggiori diritti culturali e linguistici per la sua comunità).
Rimangono in carcere attiviste per i diritti delle donne, come Alieh Aghdam-Doust, Mahoubeh Karami, Maryam Bidgoli e Maryam Bahreman; attivisti politici, come Mohsen Mirdamadi, Behzad Nabavi, Abdollah Ramazanzadeh e Heshmatollah Tabarzadi, sindacalisti come l’insegnante Rasoul Bodaghi e gli autisti del servizio pubblico Ebrahim Madadi e Reza Shahabi.
Sempre dietro le sbarre risultano esponenti di alcune delle minoranze religiose del paese, come sette dirigenti Baha’i condannati a 20 anni di carcere per l’accusa di ‘spionaggio’, da loro negata, e Yousef Naderkhani, un pastore cristiano la cui condanna a morte per ‘apostasia’ è stata annullata ma che resta in carcere in attesa del riesame del suo caso, che potrebbe nuovamente comportare la pena capitale.
Proseguono, inoltre, arresti mirati per ragioni politiche o legate alle opinioni o alle attività scolte. Shahrokh Zamani, Nima Pour Yaghoub, Sassan Vahabivash, Mohammad Jarahi e Sayed Boyuk Sayedlar, attivisti per i diritti dei lavoratori, sono stati portati in carcere nel giugno 2011 e processati per vari reati collegati alla loro appartenenza a un movimento di lavoratori. Sassan Vahabivash e Sayed Boyuk Sayedlar sarebbero stati rilasciati su cauzione il 20 agosto.
Altre persone risulterebbero invece scomparse, come Ali Reza Sepahi Laeen, poeta curdo, impiegato all’Ufficio delle relazioni pubbliche dell’Università Ferdowsi di Mashhad, arrestato il 30 luglio e di cui i familiari non hanno avuto più notizie. Soffre di diabete.
Infine, decine di ambientalisti che protestavano per chiedere la fine immediata del prosciugamento de lago Orumieh nella provincia dell’Azerbaigian occidentale sono stati arrestati in vari centri del nord-ovest dl paese intorno al 27 agosto. Alti tre manifestanti sono stati uccisi dalle forze di sicurezza.
Amnesty International continua a chiedere il rilascio immediato e incondizionato di chiunque sia detenuto in Iran solo per il pacifico esercito dei suoi diritti alla libertà d’espressione, d’associazione e di manifestazione o a causa del suo credo religioso. Tutte le altre persone in carcere dovrebbero avere immediato accesso a familiari e avvocati e dovrebbero essere rilasciate, a meno che non siano processate nel rispetto degli standard internazionali sul giusto processo.