Iran: storica missione di accertamento dei fatti delle Nazioni Unite, svolta nella lotta all’impunità

24 Novembre 2022

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In risposta all’annuncio che il Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite ha approvato una risoluzione storica per istituire una missione di accertamento dei fatti che indaghi sulle violazioni dei diritti umani in Iran relative alle proteste iniziate il 16 settembre 2022, in particolare per quanto riguarda donne e minori, Agnès Callamard, segretaria generale di Amnesty International, ha dichiarato:

“Questo passo importante e atteso da tempo dimostra che le grida di giustizia delle persone in Iran sono state finalmente ascoltate. Ci auguriamo che l’istituzione di questa missione segni un cambiamento fondamentale nell’approccio della comunità internazionale nell’affrontare la crisi dell’impunità sistematica che ha a lungo alimentato crimini ai sensi del diritto internazionale e altre gravi violazioni dei diritti umani in Iran. La risoluzione non solo migliora il controllo internazionale della terribile situazione in Iran, ma mette anche in piedi un processo per raccogliere, consolidare e conservare prove cruciali per futuri procedimenti giudiziari”.

“Amnesty International ha lavorato per anni alla creazione di un meccanismo internazionale d’indagine e di accertamento delle responsabilità sull’Iran. Mentre la missione sarebbe dovuta arrivare molto prima, il voto di oggi manda un chiaro messaggio alle autorità iraniane che non possono più commettere crimini secondo il diritto internazionale senza timore di conseguenze”.

“Gli stati devono ora garantire che il mandato sia reso operativo e dotato di risorse sufficienti senza indugio, invitare le autorità iraniane a cooperare pienamente con la missione e consentire l’accesso senza ostacoli in Iran. Il voto di oggi deve anche servire da campanello d’allarme per le autorità iraniane affinché pongano immediatamente fine al loro attacco militarizzato a tutto campo contro le proteste”.

Background

Anche mentre la risoluzione veniva negoziata a Ginevra, le autorità iraniane hanno continuato a respingere le conclusioni degli esperti delle Nazioni Unite e delle organizzazioni per i diritti umani. Nel frattempo, a casa hanno continuato a fare un uso diffuso della forza letale illegale e hanno chiesto la pena di morte per i manifestanti.

La missione di accertamento dei fatti ha il mandato di “raccogliere, consolidare e analizzare le prove di tali violazioni e conservare le prove, anche in vista della cooperazione, in qualsiasi procedimento legale”.

La micidiale repressione da parte delle autorità iraniane della rivolta popolare in corso in Iran, scoppiata dopo la morte in custodia di Mahsa (Zhina) Amini il 16 settembre 2022, è l’ultima di un ciclo di violenti attacchi condotti dalle autorità contro persone che negli anni precedenti avevano già espresso il loro legittimo dissenso.

Amnesty International ha costantemente documentato i crimini ai sensi del diritto internazionale e altre gravi violazioni dei diritti umani commesse dalle autorità iraniane nel contesto delle proteste, tra cui uccisioni illegali a seguito di un uso ingiustificato della forza letale, arresti arbitrari di massa, sparizioni forzate, torture e altri maltrattamenti e le condanne a lunghe pene detentive o alla pena di morte a seguito di processi gravemente iniqui. Le autorità iraniane hanno ignorato i ripetuti appelli della comunità internazionale ad aprire indagini su tali crimini. Invece, hanno cercato di distruggere le prove dei loro crimini mentre perseguitavano i sopravvissuti e i parenti delle vittime impegnati nella richiesta di verità, giustizia e riparazione.