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L’annuncio della vittoria del presidente Mahmoud Ahmadinejad nelle elezioni presidenziali del 12 giugno 2009 ha provocato diffuse proteste in tutto l’Iran. La violenta repressione che ne è seguita non ha avuto precedenti nella storia della Repubblica islamica.
Le autorità hanno ammesso oltre 40 morti ma secondo Amnesty International sarebbero almeno il doppio, se non di più. Almeno 5000 persone sono state arrestate, molte di esse sottoposte a tortura e maltrattamenti, decine e decine condannate a pene detentive e, in alcuni casi, anche alle frustate, al termine di processi iniqui.
Le condanne a morte inflitte sono state 12, una è stata commutata in pena detentiva.
Il 22 ottobre circa 70 persone sono state arrestate mentre prendevano parte a un incontro di preghiera a sostegno degli attivisti in carcere.
Nella seconda metà di novembre e nella prima settimana di dicembre, oltre 90 studenti sono stati arrestati e ad altri è stato impedito di proseguire gli studi per evitare la ripresa delle manifestazioni.
La morsa repressiva si è acuita a dicembre con l’arresto di diverse persone in occasione della Giornata nazionale dello studente (7 dicembre). Il 20 dicembre sono state arrestate almeno cinque persone, compresi difensori per i diritti umani, che si stavano recando al funerale dell’Ayatollah Hosseinali Montazeri, il religioso che aveva criticato la violenta risposta del governo alle manifestazioni post elettorali.
Le commemorazioni religiose dell’Ashura del 27 dicembre 2009 si sono trasformate in un bagno di sangue con la morte di 15 persone. Durante e dopo le manifestazioni di massa per le celebrazioni della festa religiosa, oltre 1000 persone sarebbero state arrestate.
A gennaio, le autorità hanno tentato di isolare i cittadini iraniani dal resto del mondo, bandendo 60 istituzioni straniere, compresi mezzi di informazione e organizzazioni per i diritti umani. Sono state eseguite le prime due condanne a morte legate alle proteste post elettorali. Mohammad Reza Ali-Zamani e Arash Rahmanipour sono stati messi a morte il 28 gennaio 2010, dopo essere stati condannati a termine di un processo iniquo per ‘comportamento ostile a Dio’ e in quanto membri del Anjoman-e Padeshahi-e Iran, un gruppo illegale che chiede il ritorno della monarchia in Iran.
Le proteste di massa dell’11 febbraio, 31° anniversario della Rivoluzione islamica in Iran, sono state aspramente represse. A diverse persone, compreso Hossein Mousavi, era stato impedito di radunarsi e le forze di sicurezza hanno usato la forza contro i dimostranti e lanciato gas lacrimogeni.
All’inizio di marzo 2010, c’è stata una grande ondata di arresti di difensori dei diritti umani. Nei primi giorni di aprile, 45 afgani sono stati messi a morte. Il 9 maggio, dopo essere stati giudicati colpevoli di moharebeh (comportamento ostile a Dio), sono stati impiccati quattro attivisti politici curdi e un altro iraniano.
Il 20 giugno 2009, Neda Agha Soltan è stata uccisa a colpi d’arma da fuoco durante una manifestazione pacifica a Teheran. A un anno da quest’uccisione, viene lanciata un’iniziativa globale per far risuonare forte la frase simbolo ‘I am Neda’.
In occasione del 12 giugno, Amnesty International ha lanciato una campagna mondiale per chiedere la liberazione dei prigionieri di coscienza, detenuti solo per aver esercitato pacificamente il loro diritto alla libertà di espressione e di associazione. Firma gli appelli
A un anno dalle contestate elezioni presidenziali del giugno 2009, è aumentata la repressione nei confronti del dissenso, che ha significato la prigione per giornalisti, studenti, attivisti politici, difensori dei diritti umani ed esponenti del clero. Leggi la news
Amnesty International ha deplorato l’esecuzione di quattro attivisti politici curdi e di un altro iraniano, impiccati domenica 9 maggio dopo essere stati giudicati colpevoli di moharebeh (comportamento ostile a Dio). Leggi la news
Giornalisti iraniani e blogger sono sempre più sotto assedio nel più grande giro di vite sulle voci indipendenti e sul dissenso della storia dell’Iran contemporaneo. L’Iran è la più grande prigione di giornalisti al mondo. Leggi la news
Nel 2009, le autorità iraniane hanno fatto ricorso alla pena capitale per processare e reprimere gli oppositori politici, intimidire la popolazione e mandare un segnale che il dissenso non sarà tollerato. Centinaia, probabilmente migliaia di persone si trovano nei bracci della morte nel paese. Leggi la news
Hengameh Shahidi, giornalista e attivista per i diritti delle donne, è stata arrestata il 25 febbraio a causa delle sue attività politiche. Deve scontare sei anni di carcere, per ‘riunione e complotto allo scopo di danneggiare la sicurezza dello stato’ e ‘propaganda contro il sistema’. Leggi la news
Mohammad Malek, uno studioso di 76 anni e primo rettore dell’Università di Teheran è stato detenuto per 191 giorni nel carcere di Evin, a Teheran. È stato rilasciato su cauzione il 1° marzo 2010. Maggiori informazioni
L’Iran non accoglie alcune raccomandazioni dell’Onu per migliorare la situazione dei diritti umani, tra cui porre fine alle esecuzioni di minorenni, rafforzare le garanzie del processo equo, investigare sulle accuse di tortura, incluso lo stupro, e rilasciare i detenuti che hanno esercitato pacificamente i loro diritti umani. Leggi la news
Il rapporto presentato dall’Iran al Consiglio Onu dei diritti umani, in occasione dell’Esame periodico universale, fornisce un quadro distorto sulla situazione dei diritti umani nel paese. Le autorità di Teheran affermano che non c’è una crisi dei diritti umani ma solo contestazioni di natura politica. Leggi la news
In occasione del 31° anniversario della Rivoluzione islamica, l’11 febbraio, Amnesty International chiede all’Iran di consentire lo svolgimento di manifestazioni pacifiche. Per chiedere il rispetto dei diritti umani nel paese, sono state organizzate, per il 14 febbraio, due manifestazioni a Roma e Milano. Leggi il comunicato
Dopo le due esecuzioni del 28 gennaio, altre nove persone, arrestate in relazione alle proteste seguite alle contestate elezioni presidenziali di giugno rischiano di essere messe a morte entro l’11 febbraio. Leggi la news
Il 28 gennaio, sono state eseguite le sentenze capitali emesse nei confronti di Mohammad Reza Ali-Zamani e Arash Rahmanipour arrestati durante le proteste post elettorali. Almeno altre nove persone si trovano in attesa di esecuzione, a seguito delle condanne emesse nei cosiddetti ‘processi-spettacolo’. Leggi il comunicato
Il 9 gennaio 2010, 33 donne appartenenti alle ‘Madri in lutto’ sono state aggredite e arrestate durante una veglia pacifica nel parco Laleh a Teheran. Amnesty International chiede il loro rilascio immediato. Leggi la news
Il 5 gennaio, le autorità iraniane hanno messo al bando oltre 60 istituzioni straniere, incluse organizzazioni per i diritti umani; la decisione definisce ‘sovversivi’ alcuni mezzi d’informazione e criminalizza chi ha contatti con loro. Leggi la news
Le commemorazioni dell’Ashura in Iran del 27 dicembre 2009 si sono trasformate in bagno di sangue. Il 28 dicembre, la tv di stato ha affermato che i manifestanti uccisi sarebbero 15. Numerosi gli arresti di personalità di spicco. Leggi il comunicato
Il rapporto sulla repressione seguita alle elezioni presidenziali di giugno in Iran mette in evidenza una grave situazione dei diritti umani nel paese, la più negativa degli ultimi 20 anni, con sistematiche violazioni sono state commesse prima, durante e soprattutto dopo le elezioni. Leggi il comunicato
Il governo iraniano ha in programma l’istituzione di una speciale unità per perlustrare il web alla ricerca di persone ‘che diffondono bugie’ e ‘insulti’ contro il sistema. L’unità è un attacco alla liberà di espressione. Leggi la news
Le dichiarazioni dell’Ayatollah Khamenei del 28 ottobre che defniscono quanto accaduto dopo le elezioni presidenziali di giugno un crimine, criminalizzano il legittimo dissenso e il malcontento nei confronti della situazione politica. Leggi il comunicato
Giovedì 22 ottobre, decine di persone sono state arrestate durante un incontro di preghiera organizzato per sostenere gli attivisti in carcere in seguito alle proteste post elettorali. Tra gli arrestati, ci sono parenti di attivisti e di membri dell’ex governo. Leggi il comunicato
Il 20 ottobre sono state emesse le sentenze al termine del ‘processo spettacolo’, che ha riguardato oltre un centinaio di persone accusate di aver organizzato le proteste post-elettorali. Quattro persone sono state condannate a morte e l’accademico irano-statunitense Kian Tajbakhsh a 15 anni di carcere. Leggi il comunicato
Mehdi Karroubi, ex candidato alla presidenza che ha denunciato le violenze e torture inflitte dalla forze di sicurezza ai manifestanti, rischia di essere processato. Il suo caso è stato deferito a un tribunale religioso. Leggi la news
L’organizzazione per i diritti umani ha chiesto, inoltre, alle autorità iraniane di annullare la sentenza capitale emessa nei confronti di Mohammad-Reza Ali-Zamani, la prima persona a essere condannata in relazione alle proteste seguite alle contestate elezioni presidenziali. Leggi la news
Dopo il sequestro di documenti relativi a stupri e altre torture subite dai prigionieri arrestati nel corso delle proteste post elettorali, Amnesty International teme che queste persone siano di nuovo in pericolo e chiede alle autorità di garantire la loro l’incolumità e sottoporre a processo i responsabili. Leggi il comunicato
Il 16 agosto 2009, Clotilde Reiss, una ragazza francese di 24 anni arrestata l’1° luglio all’aeroporto di Teheran, è stata rilasciata dal carcere di Evin, dietro pagamento di una cauzione di 300 milioni di toumans (circa 210.000 euro) e alla condizione che resti nell’Ambasciata francese fino alla conclusione del processo.
Il 4 agosto è iniziato a Teheran il processo nei confronti di oltre 100 persone accusate di aver organizzato le manifestazioni di protesta, seguite all’annuncio ufficiale della vittoria di Mahmoud Ahmadinejad alle elezioni presidenziali del 12 giugno. Leggi la news
Shadi Sadr, giornalista, avvocato e attivista per i diritti umani, è stata rilasciata dietro pagamento di una cauzione il 28 luglio 2009. Era stata arrestata 11 giorni prima, il 17 luglio, da uomini in borghese appartenenti ai servizi di sicurezza.
Trentasei ufficiali dell’esercito, Clotilde Reiss, una studentessa francese, un attivista, un giornalista e degli avvocati sono tra le vittime dell’ondata di arresti e uccisioni che continua in Iran. Leggi la news
Amnesty International teme l’intensificarsi dell’ondata di arresti di attivisti della società civile in Iran, dopo quello di Shadi Sadr, avvocato e attivista per i diritti umani, arrestata a Teheran il 17 luglio. Leggi la news
Amnesty International ha condannato l’uso eccessivo della forza da parte delle forze di polizia che il 9 luglio, in occasione della commemorazione del 10° anniversario del ’18 Tir’, hanno usato sfollagente e gas lacrimogeni contro i manifestanti. Leggi la news
Amnesty International teme fortemente che i numerosi leader politici arrestati in seguito alle elezioni del 12 giugno possano subire torture ed essere costretti a rilasciare ‘confessioni’ televisive, preludio a processi iniqui nei quali potrebbero andare incontro alla pena di morte. Leggi la news
A seguito delle notizie relative all’uso di forza eccessiva da parte della milizia Basij contro i dimostranti, Amnesty International ha chiesto al governo iraniano di sospendere immediatamente il loro impiego come forze di polizia nel corso delle manifestazioni. Leggi la news
Il discorso della Guida suprema iraniana, l’Ayatollah Khamenei, esprime la prontezza delle autorità a reagire con violente restrizioni se le proteste continueranno, con il rischio di causare numerose vittime. Leggi la news
Il nuovo mandato del presidente Ahmadinejad si apre in un clima di diffusa repressione, con violenze nei confronti di chi contesta gli esiti elettorali e un giro di vite sull’informazione. All’indomani delle elezioni centinaia di persone hanno manifestato contro gli esiti elettorali. Leggi la news
Le decime elezioni presidenziali in Iran, da cui sono state escluse le donne candidate, si svolgono in un clima di discriminazione e di repressione sempre più violenta del dissenso. Leggi la news
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Guarda i video in inglese con la testimonianza di Ali Kheradnejad, ex detenuto, di Arash Hejazi che ha assistito all’uccisione di Neda Agha Soltan e con l’intervista a Drewery Dyke, ricercatore sull’Iran di Amnesty International.
Ascolta l’intervista a
(24 marzo 2010) Il cinema italiano si mobilita per il regista iraniano Panahi
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