Iraq, lo Stato islamico contro le minoranze religiose

6 Agosto 2014

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A partire dal 5 agosto, decine di migliaia di civili hanno lasciato la città di Sinjar e le aree circostanti  a seguito della ripresa dell’offensiva dello Stato islamico (già Stato islamico dell’Iraq e del Levante) nel nord-ovest dell’Iraq, che ormai controlla tutta la piana di Ninive. La maggior parte di loro, come le altre decine di migliaia di persone intrappolati sulle montagne a sud di Sinjar, a rischio di morte per fame e disidratazione. è di fede yazida.

In qualunque territorio abbia conquistato in Siria e in Iraq, lo Stato islamico ha mostrato, nel modo più estremo possibile, di non tollerare qualsiasi gruppo religioso sospetto di rendere impuro il califfato recentemente autoproclamato. Prima degli yazidi, ne avevano già fatto le spese la minoranza sciita di rito shabak e la comunità cristiana, praticamente espulsa dalla città di Mosul a luglio. A partire dal 7 agosto, migliaia di persone di religione cristiana sono fuggite dalle città di Qaraqosh e al-Qosh e da altri centri minori, mentre altrettante risultano impossibilitare a farlo.

Decine di migliaia di sfollati sono riusciti a raggiungere il confine con la Turchia o le città di Erbil e Dohuk, nella Regione autonoma curda dell’Iraq mentre  centinaia di uomini, ma anche donne e bambini di fede yazida potrebbero essere stati rapiti e uccisi dallo Stato islamico a partire dal 2 agosto.