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Amnesty International ha raccolto una serie di testimonianze oculari sulla strage avvenuta la notte tra il 6 e il 7 dicembre 2019 nella capitale irachena Baghdad, in cui sono state uccise almeno 20 persone e oltre 130 sono rimaste ferite.
Dalle testimonianze è emerso che si è trattato di un attacco coordinato, eseguito con la precisa volontà di uccidere.
I testimoni hanno dichiarato di aver visto scendere da pick-up e pulmini “innumerevoli uomini armati“, mentre altri erano già sul posto ad accoltellare manifestanti e a dare fuoco all’edificio noto come “garage al-Sinak“.
“Le testimonianze che abbiamo raccolto, così come la circostanza che molti veicoli con a bordo gente armata abbiano potuto superare indisturbati i posti di blocco, lasciano pochi dubbi sul fatto che si sia trattato di un attacco ben coordinato, uno dei più gravi fatti di sangue contro le proteste in corso nel paese“, ha dichiarato Lynn Maalouf, direttrice delle ricerche sul Medio Oriente di Amnesty International.
Ecco un estratto di tre testimonianze raccolte da Amnesty International.
“Sono arrivati per ucciderci. Hanno iniziato a sparare immediatamente, sparavano addosso alle persone coi kalashnikov. Non avevano il volto coperto, come se non fosse un problema se li avessimo riconosciuti“.
“Sono scesi da pick-up e pulmini, un numero infinito di uomini armati. Mi chiedo come abbiano fatto a passare attraverso tutti i posti di blocco di Baghdad“.
“Negli ultimi giorni la situazione era stata calma. I manifestanti erano fiduciosi, speravano che il loro essere organizzati e pacifici avesse fatto la differenza. La notizia delle dimissioni del primo ministro ci aveva rincuorati. Poi è successa questa cosa terribile… Chiunque sia stato, il suo obiettivo è chiaro: impedire la pace, mettere paura ai manifestanti“.