Isidro Baldenegro, una vita per l’ambiente

23 Gennaio 2017

Tempo di lettura stimato: 2'

Per tantissimi attivisti di Amnesty International, quello di Isidro Baldenegro era un nome noto e la sua storia una di quelle da onorare e tramandare come esempio di coraggio e determinazione.

Domenica 15 gennaio è stato ucciso, nella sua abitazione di Coloradas de la Virgen, nello stato messicano di Chihuahua. Non viveva più lì a causa delle minacce ricevute, ma in quei giorni era tornato a visitare un parente.

Sicario sconosciuto, mandanti ignoti secondo le autorità. Come quelli che nel 1986 avevano assassinato suo padre.

Per oltre 20 anni, Baldenegro ha lottato per pretendere dal governo la sospensione delle autorizzazioni alla deforestazione, per ottenere il riconoscimento ufficiale del popolo nativo Tarahumana sulle sue terre ancestrali e, da ultimo, per cercare d’impedire l’abbattimento di alberi nel suo villaggio da parte di un gruppo criminale che voleva avviare una piantagione di marijuana.

Si era fatto molti nemici, Baldenegro. Quelli dichiarati, ossia le istituzioni messicane, nel 2003 lo accusarono di traffico di armi e droga. Dichiarato prigioniero di coscienza da Amnesty International, dopo 15 mesi tornò in libertà. Nel 2005 vinse il premio Goldman per i difensori dell’ambiente (una seconda attivista insignita di questo prestigioso riconoscimento, l’honduregna Berta Caceres, è stata assassinata nel 2016).

Baldenegro è il primo difensore dei diritti ambientali a essere ucciso in Messico nel 2017. Lo scorso anno, solo nello stato di Chihuahua, ne erano stati uccisi quattro. Secondo l’ong Global Witness, in tutto il paese dal 2011 al 2015 ne sono stati assassinati 33.