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Il Relatore speciale delle Nazioni Unite sui diritti umani nei Territori palestinesi occupati, Michael Lynk, ha presentato un rapporto al Consiglio Onu dei diritti umani nel quale ha concluso che la situazione nei Territori palestinesi occupati costituisce apartheid.
“Le conclusioni del Relatore speciale si aggiungono in modo importante e tempestivo al crescente consenso esistente a livello internazionale sul fatto che le autorità israeliane stiano commettendo il crimine di apartheid nei confronti della popolazione palestinese. Il suo rapporto descrive un sistema di oppressione, di stampo razzista, contro i palestinesi allo scopo di mantenere il dominio degli ebrei israeliani mediante gravi violazioni dei diritti umani”, ha dichiarato Saleh Higazi, direttore di Amnesty International per il Medio Oriente e l’Africa del Nord.
“Sono anni che le organizzazioni palestinesi per i diritti umani parlano di apartheid e questo rapporto costituisce un importante riconoscimento della realtà che vivono milioni di loro. Come hanno fatto Amnesty International e molti altri gruppi per i diritti umani, il Relatore speciale ha esaminato il trattamento israeliano dei palestinesi attraverso le lenti del diritto internazionale e ha raggiunto l’indubbia conclusione che si tratti di apartheid”, ha aggiunto Higazi.
“Negli ultimi mesi Israele ha intensificato i tentativi di censurare e screditare chiunque usi la parola apartheid. Invece di affrontare le gravi denunce delle organizzazioni per i diritti umani e ora anche delle Nazioni Unite, le autorità israeliane continuano a limitarsi ad attaccarne gli autori con infondate accuse di pregiudizio. Questa strategia è fallimentare e non può nascondere il crescente consenso maturato tra gli esperti: la dura realtà della stritolante oppressione cui Israele sottopone i palestinesi ogni giorno è un esempio da manuale di apartheid”, ha proseguito Higazi.
“Il rapporto del Relatore speciale sottolinea la necessità che la comunità internazionale accetti le conclusioni a cui sono arrivate le organizzazioni per i diritti umani, tra le quali Amnesty International, e inizi a chiamare col suo nome l’apartheid di Israele. La comunità internazionale, soprattutto gli alleati di Israele, deve cessare di trovare scuse per questo crudele sistema di dominazione razziale e di oppressione, e agire immediatamente per contribuire a porre fine all’apartheid e a proteggere i diritti dei palestinesi”, ha concluso Higazi.
Ulteriori informazioni
Nel rapporto del Relatore speciale si legge che gli ebrei israeliani e i palestinesi dei Territori occupati vivono “sotto un unico regime che differenzia la distribuzione dei diritti e dei benefici sulla base dell’identità nazionale ed etnica e che assicura la supremazia di un gruppo a scapito dell’altro”.
Tale sistema “attribuisce a un gruppo razziale-nazionale-etnico diritti, benefici e privilegi sostanziali mentre sottopone l’altro gruppo a una vita tra muri e posti di blocco e sotto un permanente regime militare”. Tutto ciò “corrisponde agli standard probatori prevalenti circa l’esistenza dell’apartheid”, rendendo quindi sufficiente l’onere della prova.
A gennaio un messaggio del ministero degli Esteri israeliano, trapelato pubblicamente, ha descritto la pianificazione di una campagna di discredito nei confronti del lavoro del Relatore speciale. Le autorità israeliane hanno impedito al personale e allo staff investigativo delle Nazioni Unite di entrare in Israele e/o nei Territori palestinesi occupati. Tutto ciò si inserisce in un ampio attacco ai diritti umani che ha visto, tra l’altro, le organizzazioni palestinesi messe fuorilegge, minacciate e ridotte al silenzio.