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Laith Abu Zeyad, ricercatore di Amnesty International su Israele e i Territori palestinesi occupati, è stato fermato il 26 ottobre al ponte fra Allenby/re Hussein (situato tra i Territori e la Giordania e che Israele considera confine nazionale dopo l’occupazione del 1967) mentre si stava recando al funerale di un parente. Dopo quattro ore di attesa, gli è stato notificato un divieto di viaggio emesso dai servizi di sicurezza israeliani per non meglio precisate “ragioni di sicurezza”.
Per Amnesty International si tratta di una misura punitiva che dimostra la crescente intolleranza di Israele verso le critiche e il lavoro delle organizzazioni per i diritti umani.
Il provvedimento adottato nei confronti di Laith Abu Zeyad non solo costituisce una violazione del diritto alla vita familiare ma interferisce anche col suo lavoro e con la possibilità di recarsi all’estero per prendere parte a conferenze ed altri eventi sui diritti umani in Israele e nei Territori palestinesi occupati.
Il regime dei “permessi” prevede che tutti i palestinesi residenti nei Territori occupati debbano ottenere un permesso d’ingresso in Israele, compresa Gerusalemme Est, per motivi di lavoro, visite familiari, visite mediche ecc.
Da quando ha iniziato a lavorare per Amnesty International, nel novembre 2017, Laith Abu Zeyad ha ottenuto tre permessi, della durata di sei mesi ciascuno, per entrare in Israele. L’ultimo era scaduto il 12 maggio 2019.
L’8 settembre, quando si è recato al posto di blocco militare di al-Zaytouna / Hazatem per accompagnare sua madre a Gerusalemme per una seduta di chemioterapia, si è visto rifiutare la richiesta senza ulteriori spiegazioni.
Il 13 giugno 2018 Laith Abu Zeyad era stato arrestato e torturato dai servizi di sicurezza palestinesi al termine di una manifestazione organizzata da attivisti di Ramallah per chiedere che l’Autorità nazionale palestinese annullasse le sanzioni imposte contro Hamas nella Striscia di Gaza.