Israele – Hezbollah: prove di gravi violazioni dei diritti umani nel conflitto

20 Novembre 2006

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Amnesty International presenta ulteriori prove di gravi violazioni dei diritti umani nel conflitto tra Israele ed Hezbollah e chiede nuovamente un’inchiesta Onu

CS 125-2006: 21/11/2006

Amnesty International ha pubblicato oggi un nuovo, conclusivo rapporto sulle violazioni del diritto internazionale umanitario commesse nel corso del recente conflitto tra Israele ed Hezbollah, rinnovando la richiesta che tali violazioni siano oggetto di un’inchiesta promossa dall’Onu, approfondita e indipendente.

Il rapporto di Amnesty International si concentra sugli attacchi lanciati da Israele in cui sono stati uccisi dei civili e sull’impatto sulla popolazione civile libanese di altri attacchi israeliani; esamina, inoltre, le denunce sull’uso di civili come ‘scudi umani’ da parte di Hezbollah.

C’è urgente bisogno di un’inchiesta completa e imparziale, promossa dall’Onu, che preveda anche forme di riparazione per le vittime. Ogni altra cosa rappresenterebbe non solo un grosso tradimento nei confronti delle vittime civili, oltre 1000 delle quali sono state uccise, ma anche la ricetta di un ulteriore bagno di sangue impunito’ – ha dichiarato Malcolm Smart, direttore del programma Medio Oriente e Africa del Nord di Amnesty International. ‘Sono passati oltre tre mesi dal cessate il fuoco e, a quanto ci risulta, nessuna parte ha neanche avviato un’indagine sulle gravi violazioni commesse nel corso del conflitto‘.

Il rapporto dell’organizzazione per i diritti umani si è basato su ricerche compiute sul campo nei mesi di luglio, agosto e settembre e su prove raccolte attraverso interviste con le vittime, incontri con autorità di governo e responsabili militari di Israele e Libano, così come con figure di primo piano di Hezbollah, informazioni di fonte non governativa, dichiarazioni ufficiali e notizie di stampa.

La conclusione cui è giunta Amnesty International è che le forze israeliane hanno compiuto attacchi sproporzionati e indiscriminati, come nel caso dei bombardamenti di artiglieria sul Libano meridionale. Particolarmente preoccupante è stato l’uso massiccio contro zone civili, negli ultimi giorni del conflitto, delle bombe a grappolo, che hanno lasciato un’eredità letale, ancora oggi in grado di provocare morti tra la popolazione civile libanese. Altri attacchi dimostrano che Israele ha ampiamente mancato di adottare le misure precauzionali necessarie per evitare vittime tra i civili.

Inoltre, dichiarazioni pubbliche di dirigenti israeliani e volantini lanciati in territorio libanese lasciano intendere che le forze israeliane hanno effettivamente considerato i civili che si spostavano nel Libano meridionale come un obiettivo militare. Ogni attacco portato avanti per attuare questa politica è configurabile come un attacco indiscriminato o anche, a seconda delle circostanze, come un attacco diretto contro i civili.

Il rapporto di Amnesty International esamina anche le denunce di Israele secondo cui Hezbollah avrebbe usato i civili come ‘scudi umani’. Le prove raccolte dall’organizzazione per i diritti umani lasciano intendere che, in alcuni casi, Hezbollah ha nascosto razzi Katiuscia all’interno dei villaggi e li ha lanciati da aree civili. Tuttavia, nei casi esaminati non sembra fossero presenti civili né paiono confermate le denunce israeliane secondo cui Hezbollah avrebbe impedito alla popolazione civile di abbandonare le zone sotto attacco.

Amnesty International ricorda comunque che in un suo precedente rapporto aveva concluso che Hezbollah aveva compiuto attacchi indiscriminati e attacchi diretti contro i civili, lanciando razzi contro il nord di Israele.

Le altre conclusioni del rapporto sono le seguenti:

le forze israeliane hanno compiuto attacchi contro ambulanze e le organizzazioni umanitarie sono state costrette ad abbandonare i tentativi di soccorso o di fornire assistenza umanitaria, persino dopo aver ricevuto il via libera dalle autorità israeliane;
gli attacchi israeliani contro le infrastrutture libanesi e l’imposizione del blocco aereo-navale sembra siano stati intesi come una forma di punizione collettiva, oltre che come un tentativo di danneggiare le operazioni di Hezbollah;
convogli di civili sono stati bombardati dalle forze israeliane mentre fuggivano dai villaggi e dalle città del Libano meridionale, eseguendo gli ordini di Israele di evacuare quelle zone;
i civili, soprattutto i bambini, continuano a morire e a rimanere feriti a causa del massiccio uso da parte di Israele delle bombe a grappolo in aree civili; tuttora in Libano ci sono ancora un milione di ordigni inesplosi;
le autorità israeliane hanno regolarmente espresso rammarico per le vittime civili ma non hanno dato spiegazioni, se non inadeguate, su singoli attacchi: quale fosse il bersaglio designato, quali considerazioni sulla proporzionalità dell’attacco fossero state fatte, quali misure precauzionali fossero state prese. Nei casi in cui Israele ha dichiarato di aver fatto vittime civili per errore, non ha fornito alcuna indicazione su chi fosse stato o sarebbe stato chiamato a risponderne;
nessuna indagine sulle violazioni del diritto umanitario commesse da Hezbollah pare sia stata condotta né da quest’ultimo né dal governo libanese;
le inchieste completate da quattro esperti indipendenti sui diritti umani dell’Onu e l’attuale Commissione d’inchiesta istituita dal Consiglio dell’Onu sui diritti umani risultano ristrette negli obiettivi e condotte in un quadro di significative limitazioni di tempo e risorse.

Amnesty International chiede all’Onu di istituire una commissione internazionale che sia in grado di indagare sulle prove di violazioni del diritto umanitario commesse da parte sia di Hezbollah che di Israele e che preveda forme di riparazione per le vittime. L’organizzazione per i diritti umani chiede inoltre un embargo sulle armi nei confronti di entrambe le parti e un’immediata moratoria sulle bombe a grappolo.

Ulteriori informazioni

Una delegazione di Amnesty International, guidata dalla Segretaria generale Irene Khan, visiterà Libano, Israele e i Territori Occupati dal 2 all’11 dicembre. La delegazione incontrerà autorità di governo, esponenti politici e rappresentanti della società civile per discutere le problematiche sollevate dal conflitto tra Israele ed Hezbollah e la perdurante crisi dei diritti umani nei Territori Occupati. Ulteriori dettagli verranno resi noti a ridosso della partenza della delegazione.
 
E’ on line il rapporto in lingua inglese.

FINE DEL COMUNICATO                                     Roma, 21 novembre 2006
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